La crisi di governo ha un sapore diverso all’ombra del Vesuvio, dove il confine tra chi governa e chi lo incalza continuamente a colpi di propaganda è stato sin dal primo momento sempre molto netto.
Mi riferisco al governatore De Luca e ai suoi nemici giurati dei Cinque Stelle. Il gruppo pentastellato ha infatti scelto dal primo giorno di consiliatura la linea oltranzista della contestazione a tutti i costi, discostandosi nello stile e nei provvedimenti dall’opposizione responsabile dei gruppi di centrodestra. Una polemica che il grande Totò definirebbe “a prescindere”. Fatta di attacchi personali, di colpi bassi e di congetture e dietrologie da spy story. Il cannoneggiamento delle truppe guidate da Valeria Ciarambino è stato continuo, costante, con un bombardamento mediatico su sanità, trasporti, rifiuti e, da non ultimo, sulle politiche del lavoro. De Luca è stato apostrofato dai Cinque Stelle in ogni modo ad ogni seduta di Consiglio regionale, sfruttando, dal canto suo, ognuna di queste occasioni per rispondere a tono, spesso esacerbando con il suo proverbiale sarcasmo animi già accesi e mettendo così a dura prova sia la gestione dell’aula che il dibattito consiliare.
Un duello lungo quattro anni, insomma, che ha compromesso l’agibilità della prima assemblea elettiva campana, l’equilibrio tra le parti, lo stile istituzionale che è proprio dell’istituzione “Regione” e, quel che è peggio, producendo in molti casi pericolose perdite di tempo in presenza di provvedimenti delicati per i nostri concittadini. Tant’è che in più di qualche occasione, per contenere la straripante controffensiva a cinque stelle, De Luca è stato costretto a contingentare i tempi del dibattito in aula, se non addirittura a porre la fiducia sul voto di taluni provvedimenti che riteneva di una certa rilevanza politica ed amministrativa.
Del resto, la lunga, estenuante, grottesca diatriba tra il governatore e i seguaci di Di Maio non ha risparmiato neanche l’ultima paradossale vicenda relativa ai “navigator”, con De Luca impegnato a mantenere la posizione rispetto al diniego di sottoscrivere la convenzione con Anpal e Valeria Ciarambino all’attacco suo e della sua giunta addebitando all’inquilino di Palazzo Santa Lucia l’intera responsabilità della paralisi.
Ecco perché sorprende in queste ore leggere le dichiarazioni del presidente della Regione Campania su “Il Foglio”, autorevole quotidiano nazionale, che ne raccoglie le considerazioni claudicanti, intrise di doppiezza, in cui si dichiara disponibile ad un governo del suo partito con il M5S, pur rivendicando la facoltà di presentare ai pentastellati il conto circa “l’imbarbarimento del dibattito pubblico in Italia”.
E no, caro Presidente, sarebbe troppo facile uscirsene così.
Davvero è così sicuro di riuscire a cancellare dalla sua mente e da quella di tutti i campani quattro lunghi anni di attacchi personali, a lei e alla sua squadra di governo regionale, per un accordo a ribasso con direzione Palazzo Chigi?
Davvero crede che i suoi concittadini possano dimenticare il tempo perso in Consiglio regionale per dar vita a scontri, querelle e chiacchiere da bar?
Eppoi, caro Presidente, come intende risolvere il conflitto familiare tra il De Luca governatore, fan di Zingaretti, e il De Luca parlamentare, sempre più ancorato alle posizioni di Renzi?
Tutto questo polpettone di amare contraddizioni risulterà indigesto ai campani, della cui fiducia e buona fede rischia seriamente di abusare.
Caro Presidente, ci dica – adesso – come intende uscirsene…
Ermanno Russo (consigliere regionale di Forza Italia e vice presidente del Consiglio regionale)