CASAL DI PRINCIPE – Gli arrestati si difendono negli interrogatori di garanzia tenuti ieri mattina nell’ambito dell’inchiesta sulle slot machine. Fra gli altri, Bruno Salzillo (in carcere, difeso dall’avvocato Paolo Caterino) nega di essere il gestore di un bar dove si trovavano le
macchinette. Si è protestato innocente Marco Losapio, 36enne di Casale (ai domiciliari, difeso dall’avvocato Mirella Baldascino). L’inchiesta è incentrata sull’installazione nell’Agro aversano di slot machine non connesse all’Agenzia delle Dogane e Monopoli e sull’organizzazione di
scommesse clandestine su piattaforme telematiche pirata.
Il gruppo, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha agito per conto del clan dei Casalesi e sarebbe stato guidato dallo storico esponente della cosca Schiavone-Russo Raffaele Lello Letizia, 56enne di Casal di Principe, finito in carcere.. In cella, oltre a lui e a Salzillo, anche Marco Alfiero, 40 anni; Vittorio Alfiero, 43 anni, entrambi originari di Roma; Pasquale Di Bona, 55enne di San Cipriano d’Aversa, cognato di Letizia; e Antonio Vac- caro, 61enne di Napoli. Ai domiciliari, invece, oltre a
Losapio, c’è Vincenzo Vaccaro, 56enne partenopeo.
Gli otto sono tutti accusati di associazione mafiosa: avrebbero fatto parte del gruppo guidato da Letizia. Divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta, invece, per Pierpaolo Improta, 59enne di Napoli: secondo gli inquirenti ha utilizzato apparecchi di gioco d’azzardo vietati (in concorso con Letizia, Di Bona, Losapio e i Vaccaro).
A Di Bona e Losapio è contestato anche il reato di trasferimento fraudolento di beni con l’aggravante mafiosa. Letizia, avrebbe curato per anni, per conto dei Casalesi, la riscossione di varie entrate, il versamento dei soldi nella cassa comune, la distribuzione degli stipendi agli affiliati e il man- tenimento dei rapporti con imprenditori e politici.