Caserta, intervista al comandante provinciale dei carabinieri: “Ecco i dati sui reati e le priorità da affrontare”

Il colonnello Manuel Scarso: "L'Arma è patrimonio della gente comune, per noi non esistono delitti minori. Preoccupante l'aumento delle violenze domestiche sulle donne. Il pentimento di Sandokan? Un successo di tutto il sistema antimafia italiano".

Il colonnello Manuel Scarso, comandante provinciale dei Carabinieri di Caserta
Il colonnello Manuel Scarso, comandante provinciale dei Carabinieri di Caserta

Carabinieri, siamo abituati a citarli ogni giorno nelle pagine del nostro giornale, sono una costante negli articoli di cronaca di cui ci occupiamo. Ma non solo, la loro presenza, in ogni ora del giorno e della notte, è segnale di sicurezza e deterrenza. Sarebbe impensabile pensare a un’Italia senza Carabinieri, fanno parte del nostro essere. e oggi compiono 210 anni. Una ricorrenza importante e significativa, spunto per un ampio colloquio con il comandante provinciale, il colonnello Manuel Scarso.

Oggi l’Arma festeggia il suo annuale di Fondazione e, a Caserta, lo farà con una cerimonia aperta al pubblico a Piazza di Borbone, davanti alla Reggia. Come mai questa scelta?

I Carabinieri sono patrimonio della gente. A loro ci si rivolge nei momenti di necessità, ma anche per un semplice consiglio. Le nostre caserme sono luoghi aperti. Siamo al servizio dei cittadini e tuteliamo i loro legittimi interessi. Oggi, quindi, il nostro compleanno, non potevamo che celebrarlo con le persone più care cioè i cittadini ai quali ogni giorno rivolgiamo le nostre attenzioni e improntiamo il nostro agire. Siamo consapevoli della fiducia che ci viene rivolta che per noi costituisce un grave fardello di responsabilità.

In che termini si declina il vostro impegno nella Provincia?

Su 104 comuni siamo presenti con 59 Stazioni, il livello più periferico della nostra organizzazione, retto da un ispettore e con un numero di personale variabile in base a fattori contingenti alla complessità del territorio. Le Stazioni fanno riferimento a 10 comandi intermedi, nove compagnie e il reparto territoriale di Mondragone, coordinate e gestite dalla struttura di vertice che è il comando provinciale. Da poco è stata istituita anche la Tenenza di Castelvolturno per dare una risposta di sicurezza più completa a quel territorio. Operano sul territorio anche componenti specializzate, quali il Gruppo Carabinieri Forestali, focalizzato sulla tutela dell’ecosistema ambientale, i Nas, i cui appartenenti si concentrano sulla salvaguardia della qualità dei servizi e alle contraffazioni farmaceutiche e alimentari, il Noe impegnato nelle indagini sul settore dei rifiuti, il Ros per gli approfondimenti investigativi in materia di criminalità organizzata e terrorismo nonchè il Nil, che rivolge le sue attenzioni agli illeciti nel mondo del lavoro. Ognuno di questi si occupa di un settore, con un alto livello di specializzazione.

Per un totale di quanti uomini?

Poco sotto alle 1.500 unità.

Qual è la ricaduta delle vostre attività sul territorio?

Dal mese di giugno dello scorso anno ad oggi, siamo stati presenti sul territorio con ben 47.722 pattuglie, ovvero quasi 130 al giorno. Abbiamo perseguito circa il 90 per cento dei reati che si sono verificati in provincia, ovvero ben 27.338, assicurando alla giustizia, tra gli altri, gli autori di quattro omicidi, di ben 266 truffatori, 378 responsabili di furti e 74 rapinatori.

Ha parlato di truffe: la nuova frontiera del crimine pare essere rappresentata da quelle informatiche. Come le affrontate?

Abbiamo intensificato i nostri sforzi per garantire i cittadini anche negli angoli più remoti del web e del “dark web”. Abbiamo potenziato la nostra rete dedicata, prevedendo aliquote di militari, che operano in collegamento operativo con il Reparto Indagini Telematiche del ROS, riferimento tecnico a livello nazionale. Sono militari impegnati in vere e proprie forme di pattugliamento della rete, da cui scaturiscono importanti indagini informatiche.

Qual è lo ‘stato di salute’ della criminalità organizzata in provincia?

Siamo ottimisti ma non completamente soddisfatti. Abbiamo superato la fase critica degli anni passati che classificava la provincia di Caserta come una delle zone più a rischio. Le organizzazioni degli anni duri sono state debellate. I capi della stagione sanguinaria condannati a pene esemplari e molti di loro hanno anche deciso di collaborare con la giustizia. Ma il cattivo germe non è stato estirpato del tutto. Purtroppo registriamo ancora la presenza di gruppi organizzati sul territorio, imponendo estorsioni e forniture di beni e servizi. E non solo… la criminalità dei colletti bianchi è molto forte. La camorra predilige il controllo economico rispetto a quello militare del territorio. Di concerto con le altre forze di Polizia e sotto il coordinamento della Prefettura abbiamo messo in campo, anche, una forte azione di contrasto nel settore delle interdittive antimafia e i numeri restituiscono dati non rassicuranti. Tuttavia, siamo tecnicamente e professionalmente nelle condizioni di dare risposte sempre estremamente tempestive e aderenti.

Ha parlato di collaboratori: il nostro giornale ha dato in esclusiva la notizia del pentimento di Francesco Schiavone, cosa può dirci al riguardo?

Schiavone è uno dei tanti vertici del clan dei Casalesi che, nel tempo, ha manifestato l’intenzione di voler collaborare. Questo è un segnale positivo per la strategia antimafia messa in campo nel nostro Paese. E’ un successo per le forze di polizia che hanno accertato le sue responsabilità e dell’autorità giudiziaria che ne ha ottenuto le condanne. Ma anche del sistema carcerario dove è stato ristretto al regime “duro”. L’intero sistema ha funzionato. Il fatto che Schiavone, dopo tanti anni di carcere, abbia manifestato l’intenzione di voler collaborare è già di per sè un successo.

E sul contenuto delle sue dichiarazioni cosa può dirci?

Nulla. In questo momento, il compito di parlare spetta a lui.

Ritorniamo alla situazione criminalità in provincia, può fornirci qualche dato?

Dal mese di giugno dello scorso anno ad oggi, abbiamo arrestato 1.151 persone mentre altre 5081 sono state denunciate, in stato di libertà. Tra gli arresti operati, oltre 100 sono stati effettuati nell’ambito di operazioni di servizio d’insieme finalizzate alla repressione di vari reati, tra i più frequenti, favoreggiamento all’immigrazione clandestina, truffe agli anziani, rapine, furti in abitazione, nonché traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Qual è l’operazione che ricorda con maggiore soddisfazione?

Senza alcun dubbio quella relativa alle truffe agli anziani: è un reato vile, che colpisce la fiducia di una categoria debole ma fondamentale per lo sviluppo della nostra società. Si tratta poi del contrasto a una tipologia di reato connaturata alla funzione sociale del Carabiniere. Siamo un’istituzione che, come ho detto, mira ad essere vicina al cittadino, pertanto, il momento di maggiore soddisfazione del nostro agire è la restituzione della refurtiva. Quando riusciamo a farlo, ci sentiamo appagati dei nostri sforzi. Sono convinto che occorre focalizzarsi non solo sui grandi fenomeni criminali, ma anche e soprattutto su quelli che vengono definiti reati minori, ma che non lo sono affatto per chi li subisce.

Qual è stato invece un momento difficile o di mancata soddisfazione?

Mi ricollego alla risposta precedente. L’altro giorno, entrando in caserma, ho notato un giovane in lacrime e nel chiedere cosa fosse successo, mi ha riferito che gli avevano rubato la sua utilitaria che aveva comprato grazie ai risparmi che per una vita aveva messo da parte, a partire dai regali ricevuti dai nonni per la prima comunione, e che gli serviva per lavorare. Purtroppo, ad oggi, non siamo ancora riusciti a riconsegnargli l’auto. Ma non demordiamo

Quali sono i reati di maggiore impatto?

Oggi registriamo un crescente aumento di denunce per violenza domestica che, quasi sempre, hanno come vittime le donne. Il dato è in crescita e da questo punto di vista, vivo un altalenante sentimento. Da una parte l’amarezza nella constatazione che ci si rivolga, in troppi casi, alle donne con atteggiamenti di prevaricazione e violenza, dall’altro sono soddisfatto che aumenta la forza di denunciare, unica strada da percorrere, anche se comprendo le difficoltà che questa scelta comporta.

Qual’è il sogno che nutre?

Che si possano alimentare quanti più possibili percorsi virtuosi di legalità e che i giovani comprendano che il modo giusto per arricchire la loro vita ed affermarsi non sia quello della prevaricazione e del denaro, da ottenere a qualsiasi costo. E non credo di essere utopico, è un risultato possibile a cui tutte le componenti della società devono lavorare e tendere.

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