ROMA (gt) – La ricerca della verità è difficile. Ilaria Alpi lo sapeva. E anche individuare i suoi killer, comprendere il perché del sua morte sembra complesso. Troppo. Quasi impossibile. Venerdì prossimo il tribunale di Roma deciderà se archiviare o meno il caso sulla scomparsa della giornalista.
I nuovi atti
La Procura nell’udienza dello scorso 17 aprile ha depositato al gip nuovi documenti. “Mi solo illusa troppe volte”. La madre della cronista, Lucia Alpi, dopo il ‘colpo di scena’ degli inquirenti non si è fatta trascinare dall’emozione. Anzi, l’emozione c’era: ma ha deciso di seppellirla in fondo all’anima. Per scongiurare che la speranza diventi inganno.
Le intercettazioni
Le carte che potrebbero impedire la chiusura dell’indagine riguardano alcune conversazioni tra soggetti somali che nel Belpaese hanno parlato del raid che costò la vita ad Ilaria Alpi. La giornalista del Tg3 venne uccisa il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio.
La sentenza ‘sbagliata’
A decidere se archiviare o meno l’inchiesta sull’assassinio della cronista sarà il giudice Andrea Fanelli. A 24 anni dalla scomparsa della Alpi gli autori e il movente del suo assassinio restano ignoti. Non c’è certezza. Un primo processo aveva determinato una condanna a 26 anni di reclusione per Omar Hashi Hassan. Ma dopo oltre 16 anni di reclusione, grazie ad una rivisitazione dell’iter giudiziario, il 19 ottobre del 2016 il somalo fu assolto.