ROMA – “Una partita truccata, con carte segnate”. Lo ha detto il pm Giovanni Musarò in apertura di udienza del processo bis sulla vicenda legata alla morte di Stefano Cucchi. Una partita assurda che vede vittima la famiglia del ragazzo e che, secondo quanto affermato dal pubblico ministero, mette in gioco la credibilità di un intero sistema.
A quasi dieci anni dalla morte di Cucchi aumentano i punti interrogativi
Sono passati quasi dieci anni dalla morte di Cucchi e oggi i punti interrogativi sembrano aumentare a dismisura. In alcuni casi gli stessi sono assurdi, da non credere, come accaduto durante la testimonianza di Vittorio Tomasone, già comandante provinciale di Roma. Soprattutto in riferimento alle conclusioni della perizia che sono state addirittura anticipate negli atti dell’Arma. Cosa che farebbe pensare quasi alla volontà di mettere le cose a posto sin da subito, dando la responsabilità di tutto quanto accaduto ai medici e non ai militari. Nessuna corrispondenza, dunque, tra le botte e la morte di Stefano, ben prima dei risultati della perizia sul corpo della vittima.
Un nuovo elemento “inquietante”
Un particolare agghiacciante chiarito dallo stesso pubblico ministero Musarò: “In atti interni dell’Arma dei carabinieri che risalgono al periodo compreso tra l’ottobre e l’inizio novembre del 2009 – ha detto – compaiono già le conclusioni a cui sarebbero giunti i medici legali nominati dalla Procura sei mesi dopo e che indicavano come responsabili del decesso solo i medici”. Si tratta di una circostanza che il magistrato stesso definisce “inquietante”. E la motivazione è presto data: “Perché – ha concluso Musarò – già in quegli atti si affermava che non c’era un nesso di causalità tra le botte e la morte di Cucchi, che una delle fratture era risalente nel tempo e che i responsabili del decesso erano solo i medici”. I punti interrogativi aumentano, a dismisura, quasi come un film. Terrificanti, da chiarire, prima possibile.
Il legale della famiglia Cucchi
A seguito degli ultimi sviluppi, l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia di Stefano Cucchi, ha annunciato che “alla luce della catena di falsi che sta emergendo, stiamo prendendo in considerazione un’azione legale nei confronti del Comune di Roma e valutiamo un’azione risarcitoria nei confronti dello Stato”. Il legale di parte civile poi aggiunge: “Il primo processo, quello sui medici, sarebbe terminato con la prescrizione ma rimane in piedi solo per l’ormai unica parte civile, che è il Comune di Roma. Di fatto tutto ciò sta aiutando medici e carabinieri, i quali sperano di usufruire di una perizia che si basa su un processo sbagliato e sulle deposizioni di carabinieri che oggi sono imputati e coinvolti nell’inchiesta bis”.