Caso Forti, lo zio: “Chico è allo stremo, il governo dia risposte certe”

Al centro dei ritardi ci sarebbe una questione burocratica

Sit-in per Chico Forti (Foto Mauro Scrobogna /LaPresse)

TRENTO – “Chico ormai è allo stremo. Sì è vero, è un combattente nato. Ma stavolta è al limite. In questi mesi di pandemia, abbiamo avuto anche problemi a sentirlo con continuità. E’ isolato dal mondo”. Così Gianni Forti, lo zio di Chico, l’imprenditore trentino che dal 2000 è in carcere negli Stati Uniti con una condanna all’ergastolo per omicidio, delitto per cui si è sempre dichiarato innocente, che da sei mesi attende di essere trasferito in Italia. “Poco prima di Natale dell’anno scorso, il ministero degli Esteri aveva annunciato che il trasferimento in Italia ormai era cosa fatta – continua Forti – Bene, ad oggi solo silenzio. Questa tragedia familiare, oltre che giudiziaria, non ha fine. A questo punto siamo costretti a chiedere al governo risposte certe”.

Al centro dei ritardi ci sarebbe una questione burocratica: i documenti, che il dipartimento della giustizia degli Stati Uniti avrebbe dovuto mandare al ministero della Giustizia per accordarsi sulla commutazione della pena e relativo trasferimento, non sarebbero mai arrivati in Italia. “Senza questi documenti Chico non può rientrare – sottolinea Gianni Forti – Dall’annuncio del ministro Di Maio sembrava che sarebbero passate poche settimane, lo aspettavamo il 14 febbraio per il compleanno della mamma che ha compiuto 93 anni, poi a Pasqua, infine a maggio. Invece, ancora niente. Siamo fermi al palo”.

(LaPresse)

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