Catania, agente penitenziaria portava droga e telefoni in carcere

L'indagine della guardia di finanza che ha portato questa mattina a 16 arresti (15 in carcere e uno ai domiciliari) per lo spaccio di droga e l'uso di telefonini nel carcere di Augusta ha consentito di fare luce su una ramificata organizzazione criminale attiva tra Catania e Augusta

Foto Alessandro Tocco/LaPresse 11-03-2020 Oristano, Sardegna Cronaca Coronavirus, Oristano nel secondo giorno di quarantena. nella foto: i controlli della Guardia di Finanza nei parcheggi dei centri commerciali

CATANIA – L’indagine della guardia di finanza che ha portato questa mattina a 16 arresti (15 in carcere e uno ai domiciliari) per lo spaccio di droga e l’uso di telefonini nel carcere di Augusta ha consentito di fare luce su una ramificata organizzazione criminale attiva tra Catania e Augusta, finalizzata al reperimento e allo spaccio di sostanza stupefacente di varia tipologia (cocaina, marijuana, hashish e skunk) tra i detenuti del predetto istituto di pena, oltre all’illecita immissione e consegna, a favore degli stessi soggetti reclusi, di telefoni cellulari e apparecchi per la comunicazione.

A capo dell’associazione a delinquere c’erano due detenuti nel carcere di Augusta, Dario Giuseppe Muntone e Luciano Ricciardi, i quali, attraverso telefoni cellulari illegalmente introdotti nel carcere, dirigevano le attività dei complici all’esterno che avevano il compito di acquistare, confezionare, custodire e introdurre in carcere lo stupefacente e gli apparati di comunicazione. Confezionato lo stupefacente era il sovrintendente della polizia penitenziaria Michele Pedone ad occuparsi dietro compenso di introdurre la droga nel carcere.

(LaPresse)

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