Cei, chiusa l’Assemblea si apre il Sinodo italiano: la Chiesa si rinnova dal basso

A preoccupare i Vescovi italiani è soprattutto la situazione socio-economica del Paese: la pandemia, oltre al fortissimo impatto sul fronte sanitario, ha avuto un’incidenza negativa sul tessuto sociale

Foto Vatican Media/LaPresse07-04-2021 Città del Vaticano - VaticanoCronacaL'Udienza Generale di Papa Francesco presso la Biblioteca del Palazzo ApostolicoDISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE

ROMA – L’Assemblea Generale finisce, inizia il Sinodo italiano. Un percorso che si intreccerà con quello mondiale annunciato da Papa Francesco in tre anni, tra ottobre 2021 e ottobre 2023, passando dal livello diocesano a quello universale.

La sfida è dare voce alle comunità del Paese, senza “astrazioni inconcludenti e frustranti”, assicurano i vescovi, con l’impegno perché la diversificazione del territorio italiano “non ostacoli la possibilità di scelte condivise”. Si parte dal basso per ascoltare la base e proseguire a livelli sempre più alti. La Carta d’intenti del Sinodo è nelle mani di Papa Francesco, il Consiglio Permanente dovrà ora costituire un gruppo di lavoro per “armonizzarne temi, tempi di sviluppo e forme. Tenendo conto della Nota della Segreteria del Sinodo del 21 maggio, della bozza della Carta d’intenti e delle riflessioni dell’Assemblea”.

L’assemblea

I vescovi italiani non si confrontano (ancora) con i temi che sono sul tavolo della Conferenza Episcopale tedesca, alcuni molto complessi. I nodi principali in Germania riguardano il celibato per i preti, l’apertura al sacerdozio femminile, la morale sessuale. Questioni che per Bassetti non sono priorità. “Il sinodo di tutto il mondo integra molto bene il nostro, che è un cammino che parte da questioni molto diverse”, spiega il presidente della Cei. “I nostri problemi credo siano ben altri: la solitudine l’educazione, la crisi economica, la disgregazione delle famiglie. Quelli del celibato dei preti o del sacerdozio alle donne non sono i problemi fondamentali che attanagliano l’umanità”.

Il ddl Zan

Sul Ddl Zan, la Cei continua a chiedere un confronto aperto e “senza forzature”. Per quanto la Chiesa sia divisa sul tema, il presidente detta la linea: bisogna tutelare sia la persona che la libertà d’espressione. Ma per Gualtiero Bassetti sulla tutela della persona, che merita “rispetto assoluto”, un’altra legge non serviva: “In Italia non mancano le leggi”, insite. “La Chiesa è come una famiglia, si possono avere visioni diverse. Sul genere però – spiega -abbiamo una visione biblica, maschio e femmina li creò, poi ci sono tutte le declinazioni che volete. Ma c’è un progetto, che per i cristiani è mutuato dalla Bibbia, dal Vangelo”.

Le preoccupazioni dei vescovi

A preoccupare i Vescovi italiani è soprattutto la situazione socio-economica del Paese: la pandemia, oltre al fortissimo impatto sul fronte sanitario, ha avuto un’incidenza negativa sul tessuto sociale. In questo senso, la Chiesa considera il Pnrr un’opportunità di crescita per mettere in circolo nuove risorse per il Paese, provato dagli effetti che l’emergenza sanitaria sta provocando sull’economia, sul lavoro, sulle relazioni e anche nell’ambito ecclesiale. “La prima cosa che mi meraviglia da uomo della strada, più che uomo di chiesa, è che essendo diminuiti i posti di lavoro anche a causa della pandemia, sono aumentati gli incidenti sul lavoro e dico che qui c’è davvero qualcosa che non va”, osserva Bassetti.

In Assemblea si è parlato di gestione dei migranti, ma non di Ius Soli. “Avevamo tante altre problematiche. Io ho sempre detto che più che lo Ius Soli per me è importante lo Ius Culturae, che implica un cammino che si è fatto insieme, ma – precisa – è una mia personale opinione”.

(LaPresse/di Maria Elena Ribezzo)

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