Chiamate dal carcere del fidato di Gianluca Bidognetti. Indagini sullo smartphone sequestrato

Tra le persone con cui Barrino ha conversato ci sono Monaco, ai domiciliari per droga, e Pagano, per i poliziotti in passato vicino a Diana

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CASA DI PRINCIPE – Con un telefonino, dal carcere di Terni, prima di finire al 41 bis, Gianluca Bidognetti ‘Nanà’ è stato in grado di guidare la cosca ereditata dal padre Cicciotto ‘e mezzanotte. E fargli da collettore tra la prigione e il mondo libero era compito di Federico Barrino, alias ‘Paciotto’, 38enne di Casal di Principe. Era lui, sostiene la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, a raccogliere le chiamate del giovane boss e a smistarle agli altri affiliati. E adesso che pure Barrino è in carcere, non ha resistito alla tentazione di procurarsi un telefonino e comunicare, chiaramente senza autorizzazione, con chi è ‘fuori’.

Lo scopo di queste conversazioni illegali non è ancora chiaro; è stata certificata, invece, la presenza dello smartphone clandestino nella sua cella, grazie a un blitz della polizia penitenziaria, e sono noti anche alcuni dei destinatari delle chiamate.

Il cellulare, munito di sim card e con annessi cavetti Usb, è stato trovato dagli agenti della casa circondariale di Lanciano lo scorso 20 febbraio: è saltato fuori durante una perquisizione personale e locale della camera di pernottamento del secondo piano – sezione B – della prigione, che Barrino occupava con Iseni Shaban (entrambi sono indagati per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione). Il telefono è stato sequestrato (e logicamente sarà analizzato) su disposizione del pubblico ministero Marianna Greco della Procura di Lanciano.
Passando a chi avrebbe chiamato Barrino, tra i destinatari dei suoi contatti c’è sicuramente Giorgio Monaco, alias Mowgli, accusato di aver spacciato droga nella base di via Taormina. Perché lo diamo tra i contatti certi di Barrino? Monaco ora si trova ai domiciliari fuori regione, in Molise, e proprio lì, nelle scorse settimane, aveva ricevuto la visita di due soggetti e con loro ha tenuto una videochiamata con il braccio destro di Gianluca Bidognetti, documentata da filmati diffusi sui social.

Uno dei due visitatori di Monaco è un personaggio che, qualche anno fa, ha già richiamato l’attenzione degli investigatori, in particolare della Squadra mobile di Caserta. Chi è? Antonio Pagano di Aversa, oggi 35enne.

Mentre gli agenti indagavano sulla cosca sanciprianese del clan dei Casalesi, guidata, secondo la Dda, prima da Oreste Reccia, alias ‘Recchie ‘e lepre’, e poi da Emilio Martinelli, è emersa proprio la figura del 35enne. Quest’ultimo, ipotizzano i poliziotti, orbiterebbe intorno a Francesco Diana, imprenditore agricolo di San Cipriano d’Aversa, già arrestato (e scarcerato) per aver detenuto illegalmente delle armi nella sua azienda agricola e a processo anche per estorsione ai danni del titolare di un vivaio – dibattimento in svolgimento dinanzi al Tribunale di S. Maria Capua Vetere – e per minacce e tentata estorsione – iter in corso a Napoli Nord – nei confronti di Pagano (con cui, evidentemente, i rapporti da buoni sono diventati pessimi).

Gli investigatori della Mobile hanno intercettato svariate conversazioni tra Diana e Pagano in cui si lamentano di come Reccia (parliamo del periodo 2020-2021) gestiva gli introiti delle attività illecite, un malcontento che spinse, ricostruiscono gli agenti, Diana a recarsi personalmente a casa di ‘Recchie ‘e lepre’ per parlarne.

I poliziotti ritengono anche che in un’occasione, sempre Diana e Pagano avrebbero fatto da garanti nei confronti di un imprenditore affinché, coinvolgendo Oreste Reccia, riuscisse a recuperare dei soldi che vantava nei confronti di un altro cittadino.

L’attività investigativa, che ha portato all’arresto e alla condanna di Reccia, non ha avuto effetti giudiziari, per le informazioni in nostro possesso, né per Pagano né per Diana, da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile (inoltre, i procedimenti penali che hanno affrontato e stanno affrontando finora i due non riguardano contestazioni legate alla mafia).

Pagano è il nipote di Ernesto Dante Pagano, nato nel 1932 a San Cipriano d’Aversa e morto nel 1977 in un agguato camorristico a Varcaturo. Era un noto criminale del paese (identificabile con la figura del ‘guappo’) che si occupava di risolvere conflitti privati e garantire protezione ai commercianti locali in cambio di denaro. È anche nipote del suo omonimo Antonio Pagano, affiliato al gruppo di Raffaele Cutolo, assassinato nel 1989 insieme ad altre quattro persone durante la faida tra la Nuova camorra organizzata e i Casalesi.

Tornando a Barrino (condannato in primo grado per associazione mafiosa), perché il braccio destro di Gianluca Bidognetti ha (aveva) un filo diretto dal carcere con Monaco? E perché, mentre ‘Mowgli’ era agli arresti domiciliari, aveva ricevuto la visita di Pagano, anch’esso coinvolto nella chiamata con Barrino? Per semplice amicizia? Per goliardia? O c’è dell’altro? Gli investigatori sono al lavoro per rispondere a questi interrogativi e non è escluso che a fare luce sulla vicenda sarà quanto emergerà dal cellulare sequestrato a Lanciano.

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