NAPOLI – Quasi un terzo del cibo prodotto (il 30%) viene sprecato, in parte lungo la catena alimentare (il 13%), ed in parte nelle case (il 17%) con il risultato che nel mondo 735 milioni di persone soffrono la fame. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Fao in occasione della Giornata internazionale delle Nazioni Unite sulla Consapevolezza degli Sprechi e le Perdite Alimentari che si celebra il 29 settembre con iniziative per aiutare a ridurre gli scarti a tavola nei mercati di Campagna Amica lungo la Penisola. Per spreco alimentare si intende il fenomeno della perdita di cibo ancora commestibile che si ha lungo tutta la catena di produzione e di consumo. L’obiettivo dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è quello di dimezzare la quantità di rifiuti alimentari pro capite a livello globale, a livello di distribuzione e consumo, e di ridurre le perdite alimentari lungo le catene di produzione e di approvvigionamento. Non si tratta solo di un problema etico ma che determina anche effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.
Impatto ambientale
L’impatto ambientale dello spreco di cibo è devastante e facilmente evitabile. in primo luogo bisogna considerare le emissioni, quando il cibo finisce in discarica si decompone rilasciano metano, che è un gas serra. Ciò influisce sul cambiamento climatico sull’inquinamento atmosferico. Quando il cibo viene sprecato, si sprecano anche le risorse impiegate per prepararlo, ovvero acqua ed energia. I rifiuti alimentari hanno anche un impatto sull’uso del suolo, già in ostaggio per deforestazione e perdita di habitat. La produzione di cibo richiede molta terra, e quando questo cibo viene sprecato, significa che viene utilizzata inutilmente terra preziosa.
Quanto sprechiamo
Un dato positivo è dato dal fatto che lo spreco alimentare crolla in 8 Paesi del mondo tra i quali l’Italia dove scende del 25% circa e si assesta su 469,4 grammi settimana per ogni cittadino (-125,9 grammi rispetto alla rilevazione dell’estate 2022, secondo l’ultimo Rapporto dWaste Watcher International per campagna Spreco Zero, su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna, dalla quale emerge che nella Penisola la frutta fresca è l’alimento più sprecato (33%) davanti alle insalate (24%).
Le regole d’oro
Per sprecare meno cibo occorre seguire delle semplici regole. Leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati, effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a chilometri zero che garantisce una maggiore freschezza e durata, riscoprire le ricette degli avanzi, ma anche non avere timore di chiedere di portarli a casa quando si mangia al ristorante sono alcuni dei consigli elaborati dalla Coldiretti per ridurre gli sprechi alimentari.
Le etichette
Per evitare sprechi è fondamentale saper leggere le etichette. Gli sprechi domestici spesso dipendono anche dalla scarsa informazione in tema di deperibilità dei cibi. E’ importante conoscere bene le differenze delle diciture. “Da consumarsi preferibilmente entro” si riferisce a prodotti che garantiscono inalterato il proprio valore nutrizionale se consumati entro la data segnalata. Una volta passata questa data, le caratteristiche del prodotto potrebbero venire alterate o compromesse. Questo non significa che non sia più commestibile o sicuro, semplicemente non avrà lo stesso apporto di nutrimenti dichiarato o magari ne risentirà in termini di gusto (una valutazione visiva e olfattiva può comunque aiutare nella valutazione). “Da consumare entro” fa riferimento agli alimenti maggiormente deperibili come latte fresco o spremute. Dopo la data indicata scatta un meccanismo di autodistruzione immediato: in alcuni casi è possibile una certa tolleranza, sempre che il prodotto sia stato ben conservato.