Ciclone Idai, Medici senza frontiere: “In Mozambico distruzione e acqua ovunque”

L’équipe d’emergenza di Medici senza frontiere ha raggiungo la città di Beira, in Mozambico, travolta dal ciclone Idai il 14 marzo. Msf ha dovuto interrompere le proprie attività regolari nell’area ma ha inviato un team specializzato per valutare la situazione e garantire cure e assistenza alla popolazione colpita.

(Photo by ADRIEN BARBIER / AFP)

MILANO – L’équipe d’emergenza di Medici senza frontiere ha raggiungo la città di Beira, in Mozambico, travolta dal ciclone Idai il 14 marzo. Msf ha dovuto interrompere le proprie attività regolari nell’area ma ha inviato un team specializzato per valutare la situazione e garantire cure e assistenza alla popolazione colpita. “La prima cosa che vedi quando arrivi è distruzione e acqua ovunque. Dicono che la situazione fuori città potrebbe essere addirittura peggiore, ma nel breve tempo trascorso dal nostro arrivo ci siamo concentrati per cercare di comprendere la situazione e i bisogni in città, perché ci vivono circa 500.000 persone e la maggior parte delle case è danneggiata o distrutta”, spiega il capoprogetto di Medici Senza Frontiere a Beira, Gabriele Santi, “la rete idrica è fuori servizio e ci sono vaste zone dove le persone fanno molta fatica a trovare una fonte di acqua pulita, soprattutto nei quartieri più poveri e densamente popolati. La vita continua, in un modo o nell’altro. Le persone tornano al lavoro e cominciano a cercare cibo, ma ci sono alberi sradicati ovunque sparsi al suolo, vedi persone che cercano di riparare le loro case, di coprire il buco dove prima c’era un tetto. Sta ancora piovendo forte. Ci vorrà molto tempo prima che tutta l’acqua si ritiri”.

L’allarme

“È difficile in questa fase avere un quadro chiaro dei bisogni medici delle persone. È difficile anche solo raggiungere le strutture sanitarie, perché le strade, o addirittura le strutture stesse, sono distrutte. Al momento questa è la nostra maggiore sfida. Ed è una sfida anche per il ministero della Salute, che sta cercando di riabilitare il sistema sanitario nel più rapido tempo possibile. Le malattie diffuse dall’acqua sono motivo di preoccupazione. Le persone stanno utilizzando acqua di pozzo non sterilizzata, difficilmente è acqua pulita e sicura da bere. Le famiglie con più soldi possono ancora comprare acqua in bottiglia, ma non tutti possono permetterselo”, aggiunge Santi, “sta ancora piovendo, direttamente nelle case, e la polmonite può diventare un problema. Molte persone si sono radunate nelle scuole o nelle chiese, dove le malattie respiratorie possono diffondersi facilmente. Oltre a tutto questo, c’è il problema di come curare le persone che si ammalano, dato l’alto numero di strutture sanitarie danneggiate o distrutte”.

LaPresse

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