PECHINO – Nonostante il disgelo diplomatico del Vaticano con la Cina, restano ancora molte questioni aperte e l’accordo, che apre la strada al riavvicinamento, è solo un punto di partenza. Nel dialogo tra la Santa Sede e il Celeste Impero, chi gioca un ruolo chiave è il segretario di Stato del Papa, Pietro Parolin, che affida la sua posizione al Global Times, organo del governo popolare. Il cardinale rilascia una lunga intervista dopo la firma, a settembre dello scorso anno, dello storico accordo bilaterale sulla spinosa questione della nomina dei vescovi.
I rapporti tra la Santa Sede e Pechino
I 10 milioni di cattolici nel Paese sono divisi tra una chiesa sotterranea, che giura fedeltà solo al Pontefice, e un corpo controllato dallo Stato, l’Associazione patriottica cattolica cinese. L’accordo del settembre scorso ha favorito il disgelo tra il Vaticano e Pechino, che avevano interrotto i legami diplomatici nel 1951. Parolin l’ha definito un punto di partenza. Ma ha anche aggiunto che esistono elementi che dimostrano una crescita di fiducia tra le due parti: “Molte domande restano aperte e le stiamo affrontando con disponibilità e determinazione”.
Non c’è unità tra i cattolici cinesi
Nemmeno su questo sviluppo, comunque, c’è unità tra i cattolici cinesi. Alcuni considerano il patto utile per favorire una maggiore libertà religiosa nel Paese, altri sono diffidenti. Tra questi c’è il vescovo emerito di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen, che ha accusato la Santa Sede di aver venduto la Chiesa al governo comunista di Pechino.
Il ruolo chiave del segretario Parolin
Nessuno stupore per il segretario di Stato della Santa Sede: “Non sorprende che ci siano critici, all’interno della Chiesa, in Cina o altrove, con questa apertura che può sembrare senza precedenti, dopo un periodo di scontri tanto lungo”, ha detto. L’accordo è stato raggiunto nonostante in Cina il governo abbia portato avanti una durissima repressione del culto religioso. Distruggendo le chiese in alcune regioni e chiudendo diverse scuole materne lo scorso anno. Le autorità hanno anche vietato la vendita della Bibbia.
Il governo di Pechino, ufficialmente ateo, ha soffocato tutte le fedi negli ultimi anni. E, secondo i media locali, i sacerdoti si sono dovuti sottoporre a una formazione ideologica. Per Parolin questa spinta alla ‘sinizzazione’ della religione non è in contrasto con il Vaticano: “La Cina e il Vaticano devono viaggiare insieme, perché solo così saremo in grado di guarire le ferite e le incomprensioni del passato”.
(LaPresse/AFP)