Clan, due generazioni a contatto con Reccia

Clan, due generazioni a confronto con Reccia
Clan, due generazioni a confronto con Reccia

S. CIPRIANO D’AVERSA – Tornato in libertà nel 2020, Oreste Reccia (nella foto in alto), alias Recchie ‘e lepre, anziché mettersi alle spalle i suoi trascorsi mafiosi e dedicarsi a una nuova vita, si rituffò, in nome del clan di cui aveva fatto parte, nelle estorsioni. Una scelta che non passò inosservata a carabinieri e polizia: le gesta del sanciprianese, infatti, finirono al centro di un’indagine, coordinata nella Dda di Napoli, che nell’estate del 2021 fece scattare 13 arresti. E Recchie ‘e lepre fu tra quelli che finirono in prigione (per lui un ritorno). Per i reati che gli venivano contestati, il ras è stato condannato con sentenza diventata irrevocabile (ha scelto di non appellare il verdetto di primo grado): 9 anni per mafia e pizzo. 

Ma l’attività investigativa non è conclusa. I carabinieri sono al lavoro per approfondire le relazioni che il sanciprianese aveva attivato per organizzare gli affari illeciti (probabilmente ancora pizzo e spaccio di droga) in nome del clan. Gli investigatori stanno approfondendo i rapporti che Reccia aveva imbastito con Vincenzo Parisi, alias ‘o giuglianese, per gli inquirenti vicino a Corrado De Luca (ex luogotenente di Antonio Iovine), e con Aldo Picca, storico esponente della mafia dell’Agro aversano (con trascorsi pure nella Nuova camorra organizzata prima di confluire nel clan dei Casalesi – Picca è finito in carcere per pizzo lo scorso aprile). 

Sotto la lente pure i contatti che Reccia avrebbe avuto con Vincenzo D’Angelo, genero del boss Francesco Bidognetti e da novembre collaboratore di giustizia, con Benito Conte, figlio del ras Vincenzo, detto nas ‘e cane, ed Emilio Martinelli, figlio del boss Enrico. 

Conte junior, hanno accertato i militari, è stato più volte controllato con Luigi Annibale, condannato in Appello nell’ambito della stessa inchiesta che ha coinvolto Reccia, con Nunzio Clarelli, ex esponente del gruppo Iovine, e con Gaetano Diana, figlio di Elio Diana, elemento di spicco della cosca Schiavone. I personaggi con cui, secondo i carabinieri, Reccia stava imbastendo relazioni per intraprendere, eventualmente, business illeciti, sono tutte da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile e per le informazioni in nostro possesso non risultano coinvolte in procedimenti della Dda di Napoli. 

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