Clan e politica, le immagini degli incontri nello studio di Antropoli

Le indagini della Dda sui tre appalti banditi dal Comune

Mantenere i rapporti tra il clan e gli amministratori del Comune: è questo, secondo la Dda, il compito che Michele Zagaria, boss di Casapesenna, aveva affidato a Francesco Zagaria. Curare quelle relazioni avrebbe garantito alla cosca la possibilità di veicolare alcune gare d’appalto bandite dal Comune verso ditte direttamente o indirettamente collegate al clan.

Ieri i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta sono tornati in Municipio: hanno acquisito nuovi documenti che confluiranno nell’indagine, ancora in corso, sulle attività del Comune. La prima parte dell’inchiesta ha già determinato due arresti: Francesco Zagaria ‘Ciccio ‘e Brezza’ e Carmine Antropoli, ex sindaco e chirurgo del Cardarelli, sono cautelarmene in carcere dallo scorso 4 febbraio. Dalle carte che hanno portato i due in cella sono emersi tre cantieri che, stando alla tesi dell’Antimafia, hanno ottenuto tra il 2008 e il 2015 le attenzioni del clan

Gli appalti

Chi per primo ha parlato di appalti e mafia a Capua è stato Michele Barone: “Ciccio ‘e Brezza ha realizzato dei lavori di rifacimento di strade e di rotonde nei pressi della stazione ferroviaria. Otteneva quei lavori grazie ai rapporti politico-istituzionali che aveva con il Comune di Capua”. Le parole dell’ex affiliato, hanno sostenuto i pm Alessandro D’Alessio e Maurizio Giordano, sono state riscontrate dalle attività investigative dei carabinieri. Barone, già uomo di fiducia di Capastorta, farebbe riferimento agli interventi di recupero urbano della zona di Porta Napoli, realizzati nel 2008.

A sostenere che la procedura di aggiudicazione di quegli interventi sia risultata viziata “da una macroscopica anomalia” è stata una consulenza tecnica acquisita dalla Dda. Il professionista incaricato dalla procura ha affermato che “la polizza fideiussoria posta a garanzia dell’adempimento contrattuale era palesemente inesegibile, posto che non aveva alcun fondo a cui attingere”. Ma l’ipotizzata turbativa d’asta ravvisata, hanno spiegato i pm, non è stata oggetto della richiesta cautelare che ha portato in prigione Zagaria e Antropoli “perché riguarda fatti piuttosto datati”.

Gli altri due appalti che sarebbero stati attenzionati da Zagaria sono quelli relativi all’ex capannone Tpn e ai lavori di riqualificazione di via Boscariello e via Scarano. Già nel 2015, affermano gli investigatori, si aveva il sentore che gli incontri tra Francesco Zagaria e Marco De Luca (indagato a piede libero per violenza privata) fossero mirati a pressare gli amministratori comunali dell’epoca affinché completassero le pratiche necessarie per dare il via ai lavori proprio all’ex capannone Tpn.

L’incontro

Ciccio ‘e Brezza, assistito dall’avvocato Nicola Leone, è indagato per associazione mafiosa. Antropoli, difeso dai legali Angelo Raucci e Mauro Iodice, risponde di concorso esterno al clan. Il chirurgo, insieme agli ex consiglieri Marco Ricci e Guido Taglialatela (indagati a piede libero), avrebbe stretto un patto politico-mafioso con presunti affiliati dei Casalesi per avere appoggio elettorale dalla cosca alle amministrative del 2016.

Quell’accordo, sostiene la Dda, fu siglato in una riunione nello studio medico di Antropoli a Sant’Angelo in Formis alla quale, stando alle foto scattate dai carabinieri, parteciparono, oltre al chirurgo e Zagaria anche Marco De Luca, Giuseppe e Martino Mezzero (non indagati). Alle ultime comunali però il chirurgo, sindaco uscente, non non si candidò: sostenne Giuseppe Chillemi (estraneo all’indagine ed innocente fino a prova contraria).

Zagaria e Antropoli sono inquisiti anche per violenza privata ai danni di un imprenditore capuano che nel 2016 era stato ad un passo dal candidarsi con la civica Capua Fidelis.

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