Consulta, rimborsi da 225mila euro

L’organo istituito nel 2018 è solo consultivo: ne fanno parte cinque esperti, scelti tra docenti, avvocati e magistrati

NAPOLI – Ammonta a 224.416,75 euro (340.701,25 l’anno prima) – nell’ultimo bilancio gestionale del consiglio regionale – la previsione di cassa sul costo dei rimborsi spese ai componenti della Consulta di garanzia statuaria. L’organo – interpellato anche nella disputa in Commissione Affari Istituzionali sulla proposta di legge di “interpretazione autentica”, relativa al riparto dei fondi per i comandati – è entrato in funzione nel 2018. I suoi compiti sono quelli di valutare la conformità allo statuto regionale dei progetti di legge, risolvere i conflitti tra organi regionali e tra questi e gli enti locali e stabilire l’ammissibilità di referendum regionali e iniziative popolari. L’organismo costa non poco. I membri sono cinque, in carica per 5 anni, scelti tra professori universitari di materie giuridiche, magistrati e avvocati in servizio da almeno 20 anni. A presiederla è Alfonso Furgiuele (nella foto), professore ordinario di Procedura penale alla Federico II.
Tre membri della Consulta sono eletti dal consiglio regionale; presidente e vicepresidente sono designati dai presidenti della Regione e del consiglio regionale. Ma non si pensi ad una corte costituzionale su base regionale: le funzioni sono consultive e non giurisdizionali. Sulla legittimità delle leggi regionali può pronunciarsi solo la consulta vera, mentre sugli atti amministrativi la competenza è sempre del Tribunale amministrativo regionale e del Consiglio di Stato. L’organo di garanzia si attiva invece in via preventiva, durante il procedimento di formazione degli atti.
Ampia la sfera di intervento della Consulta: esprime pareri sulla legittimità delle leggi, ma anche dei regolamenti regionali e degli atti preparatori con i quali la Regione partecipa alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari, degli schemi di accordo con Stati esteri e degli schemi di intese con enti territoriali interni ad altro Stato. Ma il peso nelle decisioni è inversamente proporzionale ai costi dell’organismo: i pareri non sono mai vincolanti. In passato, a tal proposito, non sono mancate polemiche.

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