Conte: “Mes? Vedremo dopo i negoziati”. Di Battista: “Non firmi”

Il premier non vede all'orizzonte governi tecnici o nuove maggioranze, né un ruolo ministeriale per Vittorio Colao

Giuseppe Conte (LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili)

ROMA – Nessun esecutivo tecnico in vista, nessun cambiamento di maggioranza, nessun posto da ministro per Vittorio Colao. E, soprattutto, nessuna decisione già presa sul famigerato Fondo Salva Stati, o Mes. Se qualcuno già pensa a scenari politici post-emergenza, l’inquilino di Palazzo Chigi li rispedisce al mittente. Ma deve pur sempre fare i conti con i “duri e puri” del M5S, che non hanno alcuna intenzione di vedere l’Italia chiedere un prestito al Mes. Con o senza condizioni, poco conta.

La linea del governo

Il premier Giuseppe Conte analizza la situazione politica in un’intervista rilasciata al Giornale, dove elogia apertamente “l’atteggiamento costruttivo e responsabile di Forza Italia”. In effetti il partito di Silvio Berlusconi, a differenza degli alleati di centrodestra, è tra i più collaborativi in questa difficile fase di contenimento. Detto questo, però, il premier non vede all’orizzonte governi tecnici o nuove maggioranze. Né un ruolo ministeriale per Vittorio Colao, responsabile degli esperti socio-economici che stanno preparando le proposte per la ripartenza. Sono tutte ipotesi che Conte liquida in poche parole: “Quel che davvero serve al Paese – dice – è avere un governo sostenuto da forze che maturino la piena convinzione che l’opera di ricostruzione sarà tanto più efficace se tutti lavoreremo nella medesima direzione”.

Il monito di Di Battista

Chissà cosa penserà il premier del pentastellato Alessandro Di Battista: sta lavorando in questa direzione, quando chiede a Palazzo Chigi di non firmare alcuni tipo di accordo con il Fondo Salva Stati? In una lettera pubblicata sul Fatto Quotidiano, l’ex deputato definisce Conte un “garantuomo” che si rende bene conto della “trappola” insita nel Fondo Salva Stati. E quindi non dovrebbe accettare.

Il confronto europeo sul Mes

Il capo del Governo, a sua volta, spiega però che dal confronto europeo può venire fuori qualcosa di molto diverso dal Mes attuale, non quello odiato dalla Grecia. Lo sottolinea il suo stesso direttore generale, Klaus Regling. Nascerà uno strumento diverso, che la Spagna ha già dichiarato di voler utilizzare. E forse anche l’Italia lo farà. “Valuteremo i dettagli di questa nuova linea di finanziamento al momento opportuno – si limita a dire Conte -, e sceglieremo la strada migliore per i nostri interessi nazionali, con una discussione trasparente in Parlamento”.

(LaPresse/di Matteo Bosco Bortolaso)

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