Da oggi ospitiamo la rubrica ‘Senza censura’, attraverso la quale Luigi De Magistris commenterà i temi più caldi della politica, della cronaca e dell’attualità locale e nazionale. L’appuntamento è per ogni giovedì sulle colonne di ‘Cronache’.
Senza censura vuol dire che si racconteranno fatti che non di rado non si leggono altrove. Significa approfondimento di fatti che vengono solo raccontati ma non analizzati. Vuol dire pluralismo, dare voce anche alle voci sgradite al potere. L’informazione e la comunicazione sono un potere ma non al servizio di altri poteri. L’indipendenza dell’informazione è poter esercitare un servizio pubblico per un bene comune: il diritto-dovere all’informazione, alla conoscenza, alle opinioni plurali, alla formazione del pensiero libero. Da magistrato ho conosciuto diversi miei colleghi ammalati di agorafobia, prevenire le raccomandazioni prima di riceverle in modo da interpretare il diritto in maniera gradita al potere. Se la magistratura non è autonoma e indipendente non ci potrà essere uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e, quindi, avremo una giustizia con la spada di latta nei confronti dei potenti ed una spada di ferro nei confronti dei deboli. Questo morbo esiste anche nell’informazione che più volte ha smesso di essere il controllo dei poteri ed ha scelto di essere guardia e cemento del potere anche per influenzare e condizionare l’opinione pubblica. La P2 con il suo disegno eversivo, peraltro attuale, aveva soprattutto due obiettivi: controllo della magistratura e dei mezzi di informazione. Obiettivo in parte raggiunto, anche per colpe di pezzi di magistratura e di informazione che si sono consegnati prima di essere fatti prigionieri. E chi osa schierarsi fuori dal sistema diventa un bersaglio perché pericoloso, in quanto onesto, libero, autonomo, coraggioso, competente, appassionato, ubbidiente ai diritti costituzionali così tanto calpestati: in questo caso, penso al conflitto tra agorafobia ed articolo 21 sulla libera manifestazione del pensiero. Per esempio, quando facevo il Sindaco di Napoli, fuori da tutti i grandi partiti, i poteri forti e dal sistema, ogni cosa che accadeva in città per la gran parte della linea di comando dell’informazione era colpa mia. Nessuna meraviglia, so che significa andare in direzione ostinata e contraria al sistema. Ora con un sindaco del sistema anche di fronte a fatti di interesse pubblico c’è quasi il silenzio tombale. Questa è censura, magari dolce e non brutale, ma sempre violenta sul piano democratico e costituzionale. Qui saremo senza censura, il che non significa essere contro a prescindere, vuol dire raccontare fatti, esprimere opinioni, non manipolare vicende, non strumentalizzare, non fare propaganda, provare a contribuire ad esercitare il diritto-dovere dell’informazione e della cronaca, del dibattito democratico e della dialettica civile, al servizio di lettrici e lettori. Contro ogni conformismo e genuflessione ai poteri. È forte chi è libero e non si è fatto comprare. Molti hanno un prezzo. Si paga un prezzo a non avere prezzo. Ma non c’è prezzo a non avere prezzo.
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