Coronavirus, 1.400 morti. Allarme Oms sul contagio degli operatori sanitari

Foto CDC via AP, File

MILANO – E’ aumentato a quasi 64mila il numero delle persone contagiate da coronavirus nel mondo, di cui 1.384 persone morte. La gran parte, secondo i dati di Pechino, è stata registrata in Cina e nella provincia di Hubei dove il Covid-19 è comparso per la prima volta: i morti nella nazione sono stati 1.380, i contagi 63.851. I decessi fuori dal Paese asiatico sono stati uno a Hong Kong, uno in Giappone, uno nelle Filippine e uno statunitense deceduto in Cina.

L’Egitto ha poi dato notizia del primo caso confermato nel Paese, e con esso in Africa: un cittadino straniero. Il numero dei contagi è aumentato drasticamente dopo un cambiamento nel modo di contare i casi: vengono inclusi anche quelli diagnosticati mentre ancora non si conosce l’esito del test, nell’ulteriore tentativo di arginare le infezioni (3.095 sui 5.090 casi). Nel frattempo, 60 milioni di persone restano isolate in una decina di città cinesi, le più colpite dall’epidemia.

Pechino ha anche fatto sapere che più di 1.700 operatori sanitari sono stati contagiati, mentre sei sono morti. Il vice direttore della Commissione nazionale salute, Zeng Yixin, ha parlato di “grande preoccupazione”, emettendo linee guida per la prevenzione e il controllo delle infezioni nelle strutture mediche. “E’ un punto critico, gli operatori sanitari sono la colla che tiene insieme il sistema salute e la risposta all’epidemia”, “dobbiamo saperne di più”, ha detto il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, sottolineando che l’istituto ha sviluppato linee guida e collabora con tutti i Paesi.

Una missione internazionale dell’Oms arriverà in Cina nel fine settimana

Sono infine sbarcati in Cambogia i passeggeri della nave da crociera Westerdam, dopo che Paesi come Thailandia, Giappone, Taiwan e Filippine avevano rifiutato l’accesso ai loro porti, nonostante nessun contagio fosse stato confermato. Si è invece aggravata la situazione per otto passeggeri della nave Diamond Princess, in quarantena fino al 19 febbraio a Yokohama, in Giappone.

Nel Paese sono stati registrati 256 casi, di cui 218 legati alla nave, ed è stato registrato il primo decesso. A 11 anziani a bordo è stato consentito di lasciare la nave dopo che sono risultati negativi al test. E un nuovo capitolo di attriti diplomatici ha riguardato questa volta Pechino e Washington. Il direttore del Consiglio economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, ha espresso “delusione” per la “mancanza di trasparenza da parte dei cinesi”.

Pechino risponde tramite un portavoce del ministero degli Esteri

“Siamo attivi e aperti alla collaborazione con gli Usa” e “accogliamo con favore la partecipazione degli esperti stranieri alla missione congiunta Cina-Oms, anche quella degli Usa”. Nel frattempo in Cina i medici hanno chiesto donazioni di sangue ai pazienti guariti, perché il plasma ottenuto contiene un’alta concentrazione di anticorpi e si è dimostrato efficace nel trattamento dei pazienti in condizioni gravi. Dal plasma, secondo Global Times, vengono ricavati prodotti che paiono sinora la cura più efficace, mentre mancano farmaci o vaccini. (LaPresse)

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