Coronavirus, Burioni: “Non è un raffreddore, ma nemmeno la peste”

Le parole del virologo

Roberto Burioni (Foto LaPresse/ Claudio Furlan)

MILANO – “Per tranquillizzare le persone bisogna raccontare quello che accade con chiarezza e con calma. Se dici che è solo un raffreddore e poi però chiudi le scuole, generi panico”. Così il virologo Roberto Burioni in un’intervista al Corriere della Sera, che esprime “solidarietà a tutti i medici e gli infermieri che lavorano in prima linea. Io sono nelle retrovie, ma loro sentono fischiare i proiettili. Questa è una emergenza nazionale, perché non è limitata a una porzione di territorio come un terremoto. Perciò richiede un coordinamento”. In questo momento, Burioni si dice deluso dall’Europa: “Sono cresciuto con il mito degli Stati Uniti d’Europa. Vedere che non riesce a gestire neanche questa emergenza… Il virus non è una questione divisiva come i migranti. Bastava fissare una linea comune — stesse regole a Parigi e a Milano — e ci si sarebbe tranquillizzati l’un l’altro. Non si possono chiudere frontiere che non ci sono più”.

Sui contagi in Italia sottolinea: “Da noi è sfuggito il paziente zero. Ma se troviamo più casi è perché ne cerchiamo di più. Mi conforta che non stiano emergendo focolai secondari: significa che la crisi è circoscritta. La paura è un virus e il suo vaccino è l’informazione. Se un bambino teme che nella stanza ci sia un mostro, bisogna accendere la luce. Io sono il primo a dire che il coronavirus non è un raffreddore. Ma questo non significa che sia la peste”.

(LaPresse)

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