MILANO – Un ‘patto di responsabilità’ per la sicurezza e la ripresa, con un rilancio deciso della domanda pubblica nei settori strategici. Proposto dalla Regione, il protocollo preliminare è già stato firmato da Cgil, Cisl e Uil, da Cna e Confartigianato, Confesercenti e Confcommercio, Lega Coop, Cispel Toscana, Federalberghi, Assopellettieri, Cia, Confagricoltura e Agc Toscana, dall’Anci, l’associazione dei comuni toscani, e dall’Upi, l’Unione delle province.
Confindustria Toscana ha preso qualche giorno di tempo, per un confronto con il territorio chiamato a declinarne i contenuti. Fa sapere comunque che ne apprezza “lo spirito, che si rifà al patto per lo sviluppo del luglio 2019, e che c’è ampia disponibilità a collaborare in questo fase così difficile sui temi della sicurezza e dello sviluppo”.
“Il risultato raggiunto oggi – commenta il presidente della Toscana, Enrico Rossi – è quello di una regione che si dimostra coesa, che anche se discute trova il punto più alto di equilibrio possibile e più avanzato, una Regione che coinvolge unitariamente e in modo compatto le forze sociali e le istituzioni”. “Questo documento – conclude – dà forza alla discussione sui territori e alla Regione Toscana che si dimostra unita nei confronti del governo nazionale. Un risultato straordinario e abbastanza unico nel panorama italiano”.
Il protocollo (in allegato nelle risorse correlate ndr) parte da una considerazione: in tutta Europa si prevede un calo della crescita pari almeno al 5,1 per cento, in Italia al 6,5 per cento ma in Toscana potrebbe essere ancora peggio. C’è il rischio, si dice, di un vero e proprio collasso di settori esposti alla competizione internazionale con perdite di fatturato ed occupazione. Anche il turismo e la cultura rischiano una ripresa lenta per la difficoltà negli spostamenti (e si tratta di due settori importanti per la Toscana). Quindi non c’è tempo da perdere. Servono risposte forti e tempestive.
Bene le garanzie sui prestiti per fornire liquidità alle imprese. Bene gli ammortizzatori sociali e i redditi di emergenza. Un ruolo fondamentale, si scrive nel documento, non potrà però non essere svolto anche da un forte rilancio della domanda pubblica nei settori strategici come sanità, scuola, ricerca, assetto idrogeologico, sostegno all’economia circolare, all’innovazione tecnologica, contrasto ai cambiamenti climatici, rigenerazione urbana, infrastrutture e servizi alle persone.
La sfida è vivere contrastando il coronavirus, mettendo in atto ogni precauzione possibile, ma anche favorire la ripartenza dell’apparato produttivo, fermo restando l’assoluta priorità della salute collettiva e la messa in atto di livelli alti di sicurezza nei luoghi di lavoro, oltre a rafforzare le strutture sanitarie e sociali.
Per la ripresa, si conclude, è dunque necessario che la riapertura di nuovi settori avvenga realizzando una più solida, elevata e comune base di sicurezza e qualità del lavoro. L’obiettivo è costruire protocolli regionali di sicurezza nei diversi settori, da declinare a livello prima regionale e poi territoriale. E La Regione Toscana ha già fatto un passo in avanti da questo punto di vista, con l’ordinanza firmata oggi dal presidente Rossi che stabilisce misure più restrittive per la sicurezza nei luoghi di lavoro che si applicano a chi riaprirà ma anche a chi ha già riaperto, comprese quelle imprese che sono ripartite, in deroga ai codici Ateco autorizzati, grazie al via libera delle prefetture e a volte sulla base del silenzio-assenso. (LaPresse)