Corruzione del garante dei detenutiper gli aiuti in cella, presi i Borrata

La Procura: soldi e altre utilità alla Belcuore tra il 2022 e il 2023

CASAL DI PRINCIPE – Fratello e sorella sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. L’accusa nei loro confronti è di corruzione, ricettazione e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti. L’ordinanza è stata emessa nei confronti di due fratelli, Mario e Sara Borrata, il primo, già detenuto, colpito da misura carceraria, la seconda finita ai domiciliari. La vicenda è quella che ha coinvolto nei mesi scorsi l’ex garante dei detenuti della provincia di Caserta Emanuela Belcuore, accusata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere di aver fatto favori proprio a Borrata, detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere per omicidio e ritenuto contiguo al clan dei Casalesi, in cambio di soldi e altre utilità, che le sarebbero stati fornite da Sara Borrata, che a Casal di Principe gestisce un negozio di abbigliamento. Le indagini coordinate dalla Procura guidata da Pierpaolo Bruni e realizzate dagli investigatori della Polizia Penitenziaria avrebbero confermato le accuse alla Belcuore, in particolare che quest’ultima, tra il 2022 e la prima parte del 2023, mentre era garante (si dimise nel luglio 2023 dopo aver subito una perquisizione), avrebbe ricevuto soldi e altre utilità affinché compisse in favore del detenuto atti contrari ai propri doveri di servizio. L’interrogatorio di garanzia per i due fratelli arrestati, difesi dall’avvocato Angelo Raucci, è previsto per la prossima settimana. Il 20 maggio toccherà al detenuto, il 22 maggio invece a Sara Borrata. Per i fatti contestati ai fratelli Borrata la Belcuore ha già patteggiato un anno e dieci mesi (con pena sospesa) per corruzione. A distanza di mesi da quella sentenza l’ex garante, contattata da Cronache, continua a ribadire la posizione: “Ho accettato di patteggiare a malincuore, non per ammissione di colpa, ma perché era l’unico modo per chiudere in fretta una pagina dolorosa della mia vita e tornare al più presto alla mia attività professionale. Durante l’interrogatorio con il dottor Fiore ho respinto ogni addebito, collaborando senza alcuna esitazione alla ricostruzione dei fatti. Con i Borrata ho avuto sempre e solo rapporti personali, che nulla hanno avuto a che vedere con il mio ruolo di Garante. Che, lo ricordo, può solo segnalare, non firmare relazioni – e infatti in questo caso specifico è stata firmata dalla dottoressa Gaia Del Giudice che ora lavora a Secondigliano –  né accedere agli atti dell’area educativa. Mi chiedo come possa aver potuto favorire un detenuto”.
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