Covid, Gimbe: “Rischio 2milioni di contagiati. Anestesisti: “Cresce rifiuto alle cure”

L'Italia rischia di arrivare a "due milioni" di positivi al covid. La previsione di Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, è da far tremare i polsi. Fortunatamente all'enorme crescita dei contagi non corrisponde un'impennata dei ricoveri: su 100mila persone positive, 1100 finiscono in area medica e 120 in terapia intensiva.

ROMA – L’Italia rischia di arrivare a “due milioni” di positivi al covid. La previsione di Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, è da far tremare i polsi. Fortunatamente all’enorme crescita dei contagi non corrisponde un’impennata dei ricoveri: su 100mila persone positive, 1100 finiscono in area medica e 120 in terapia intensiva. Ma con questo tasso di crescita si rischia comunque di intasare gli ospedali. Che la situazione non sia per nulla tranquilla lo conferma a LaPresse, Antonino Giarratano, presidente di Siaarti la società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva. “C’è miopia nel guardare solo il virus. La pressione sulle terapie intensive di malati covid non è quella dell’anno scorso – argomenta – ma c’è un effetto somma e infatti gli ospedali stanno scoppiando. Qualcuno sta sottovalutando l’impatto”. Inoltre i medici impegnati in prima linea devono vedersela pure con il “crescente rifiuto” di trattamenti di supporto vitale da parte di persone “appartenenti al cosiddetto mondo ‘negazionista’ o ‘no-vax'”, spiega Siaarti in un documento.

I casi saliranno ancora e, almeno secondo l’infettivologo Massimo Galli, si potrebbe arrivare anche a 200mila al giorno con un picco “entro la fine di gennaio”. Un momento complesso con gli operatori sanitari ormai allo stremo delle forze. “Noi siamo sempre stati resilienti ma in questo momento dall’arrabbiatura si è passati alla depressione”, lo sfogo di Guido Quici presidente della federazione Cimo-Fesmed, il sindacato dei medici ospedalieri. “Si parla solo di Pnrr ma non di risorse umane e di ospedali – aggiunge – ci sono carenze di personale, si chiudono reparti spostando posti letto e improvvisamente colleghi specialisti di un determinato settore si trovano nelle corsie covid. Non si fanno più screening e nei prossimi anni si vedranno le conseguenze devastanti”.

Al momento anche il vulnus relativo ad un virus che, con la variante Omicron, si sta ‘raffreddorizzando’ è assolutamente prematuro. “E’ un termine da abbandonare – dichiara a LaPresse l’epidemiologo Pierluigi Lopalco – un raffreddore è una malattia benigna anche per le persone fragili. Semmai possiamo sperare che sotto l’aspetto clinico si possa avvicinare ad un’influenza ma serve ancora estrema cautela”. Riguardo a Omicron “quello che stiamo iniziando a vedere, però solo in laboratori su modelli animali, è una minore capacità di attaccare i polmoni ma guai a sottovalutare – spiega ancora – resta sempre una malattia grave specie per i non vaccinati. Inoltre non conosciamo gli effetti che può avere a livello sistemico ed esiste sempre la variabile del long covid”.

La via maestra resta quindi quella della vaccinazione. A tal proposito la struttura commissariale diretta da Francesco Paolo Figliuolo fissa per gennaio il target di “15 milioni di somministrazioni”. Nel complesso – viene precisato ancora – i quantitativi sono in grado di esprimere “una potenzialità di 26 milioni di somministrazioni”. Allo stesso tempo il generale si muove anche su un’altra arma di contenimento del virus ovvero le mascherine Ffp2. Tramite un accordo raggiunto con le associazioni di categoria il prezzo sarà calmierato a 75 centesimi di euro l’una.

di Andrea Capello

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome