Covid, inchiesta mascherine: spunta Arcuri tra gli indagati. Lui: “Non ne so nulla”

Domenico Arcuri sarebbe stato iscritto sul registro degli indagati della Procura della Repubblica di Roma per peculato. E' questa l'indiscrezione rilanciata dal quotidiano la Verità.

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

ROMA – Domenico Arcuri sarebbe stato iscritto sul registro degli indagati della Procura della Repubblica di Roma per peculato. E’ questa l’indiscrezione rilanciata dal quotidiano la Verità. L’accusa, per l’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, sarebbe contenuta nel fascicolo dell’inchiesta sulle forniture di mascherine cinesi, costate 1,25 miliardi di euro. La replica arriva a stretto giro di posta: in una nota l’amministratore delegato di Invitalia comunica “di non avere notizia di quanto riportato dl quotidiano”. Arcuri, nonché la struttura già preposta alla gestione dell’emergenza “continueranno, come da inizio indagine, a collaborare con le autorità inquirenti nonché a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini”. Si tratta di un’inchiesta molto complessa e ancora in corso: l’ultimo sviluppo era arrivato il 17 febbraio scorso, con otto indagati, quattro società coinvolte e sequestri per 70 milioni di euro. La Procura di Roma aveva infatti aperto un’inchiesta sulla maxi commessa da 1,25 miliardi effettuata dal commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 a favore di 3 consorzi cinesi per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine tra chirurgiche FFP2 e FFP3.

Traffico di influenze illecite (aggravato dal reato transnazionale) ricettazione, riciclaggio e auto-riciclaggio, sono i reati di cui sono accusati, a vario titolo, le persone finite nel registro degli indagati. Tra di loro figurano l’imprenditore Andrea Vincenzo Tommasi, a capo di una della società coinvolte nell’indagine e il giornalista, ora in aspettativa, Mario Benotti. In particolare, tra quest’ultimo e Arcuri sono stati registrati oltre 1.200 contatti, tra telefonate ed sms nel periodo che va da gennaio e maggio del 2020.

Al vaglio degli inquirenti la posizione di quattro aziende italiane intermediare: Sunsky srl di Milano, la Partecipazioni Spa, la Microproducts IT srl e la Guernica srl di Roma. Secondo la ricostruzione, a fronte dell’attività di intermediazione e dei relativi affidamenti, le società avrebbero percepito commissioni per decine di milioni di euro dalla Cina. Sono già finite sotto sequestro quote societarie della Guernica srl di Roma, disponibilità finanziarie, polizze assicurative, case a Roma, Pioltello (Milano) e Ardea (Roma), auto e moto di lusso, gioielli e orologi di pregio nonché uno yacht.

LaPresse

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