Covid, la Sicilia e la Sardegna rischiano di diventare zone gialle

Sicilia e Sardegna storia di zone (potenzialmente) gialle, ma dal futuro molto diverso. Le due isole maggiori sono le candidate principali al cambio di colore, ma per motivi diversi

Foto Cecilia Fabiano/

ROMA – Sicilia e Sardegna storia di zone (potenzialmente) gialle, ma dal futuro molto diverso. Le due isole maggiori sono le candidate principali al cambio di colore, ma per motivi diversi . La Sardegna diventerà gialla se verrà confermata un’incidenza settimanale per 100mila abitanti superiore a 150. Siamo vicini a questo limite. “Pochi casi in più o in meno faranno la differenza, così come cruciale sarà il numero di tamponi effettuati; se cerchiamo un po’ di meno il virus, un po’ meno casi troviamo. D’altra parte, anche un buon indicatore di monitoraggio smette di essere tale quando diventa un obiettivo da perseguire”. E’l’analisi del professor Antonello Maruotti Ordinario di Statistica all’Università Lumsa e cofondatore dello StatGroup19, gruppo interaccademico di studi statistici sul Covid19. La pressione sugli ospedali, invece, si mantiene al di sotto delle soglie previste per il cambio di colore. “Dai dati ufficiali, la Sardegna è nella fase di picco di incidenza ormai da due settimane. Questo implica che non ci si attende a breve un aumento dei casi significativo o una conseguente maggiore pressione sul sistema sanitario regionale”. La Sardegna, quindi, potrebbe tornare presto in zona bianca. “Come ormai abbiamo imparato, il contenimento dell’epidemia dipende soprattutto dai comportamenti individuali”, sottolinea.

Ben diversa la situazione in Sicilia. Gli indicatori di pressione ospedaliera sono oltre le soglie previste dal passaggio in zona gialla. “I ricoveri in terapia intensiva sono passati da 18 a circa 80 nel giro dell’ultimo mese e mezzo, e più che raddoppiati (dai 33 del 1° agosto) nelle ultime due settimane. Inoltre, il peso delle terapie intensive sul totale dei ricoveri continua anch’esso a crescere, cioè la gravità dei ricoveri è maggiore rispetto alle scorse settimane. Gli indicatori legati alle ospedalizzazioni continueranno a crescere, e non per un breve periodo”, spiega Maruotti. Questo perché a preoccupare è l’aumento dell’incidenza. “Sappiamo che l’aumento del numero di nuovi casi porterà nel giro di pochi giorni ad aumento dei ricoveri.I dati sui nuovi contagi giornalieri ci mostrano una situazione fuori controllo. Il 17/08/2021 quasi un quarto dei casi italiani è stato registrato in Sicilia. Non si vedono ancora segnali di picco e, pur sapendo che la curva dei contagi non potrà crescere per sempre, il rischio di vedere il numero giornaliero di nuovi contagi andare oltre il muro dei 1500 è più che una semplice ipotesi”, dice. “Se saranno le misure introdotte in zona gialla in grado di contenere il contagio in Sicilia? L’utilizzo della mascherina anche all’aperto avrà un effetto, ma, onestamente, oggi non è detto che sia sufficiente. La zona arancione è anch’essa dietro l’angolo. Anzi, se i prossimi giorni confermeranno l’andamento osservato in queste settimane di agosto, la zona arancione sarà una certezza”, argomenta. Secondo Maruotti “Si doveva intervenire prima. Il segnale di un momento critico nella gestione dell’epidemia, la zona gialla, in Sicilia arriva troppo tardi, come spesso accaduto in questi 18 mesi. Perché non intervenire in modo tempestivo, laddove la situazione epidemiologica è chiaramente in espansione e, quindi, scenari peggiori rispetto all’attuale sono praticamente certi? Bisogna intervenire prima che la curva dei contagi mostri andamenti preoccupanti, prima di vedere il sistema sanitario nazionale andare in sofferenza; mentre le restrizioni vengono spesso applicate per riportare sotto controllo una situazione già grave e non per evitare che diventi grave”.

(LaPresse)

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