Covid, Zalukar: “Continuiamo a contenere la diffusione del virus negli ospedali triestini”

"Il Friuli Venezia Giulia è risultato, nel recente periodo, ai primi posti tra le regioni italiane in quanto a numero di contagi, ricoveri e decessi da Covid-19"

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

TRIESTE – “Il Friuli Venezia Giulia è risultato, nel recente periodo, ai primi posti tra le regioni italiane in quanto a numero di contagi, ricoveri e decessi da Covid-19.

Trieste, inoltre, si colloca ai vertici delle province per incidenza del virus”. Lo segnala in una nota il consigliere regionale Walter Zalukar (Gruppo Misto), chiedendosi i motivi “di tale situazione e del poco invidiabile primato detenuto da Trieste”.

“Ormai da tempo giungono segnalazioni, sia da parte di sanitari, sia di familiari di pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere triestine, secondo le quali – spiega Zalukar – mancherebbero separazioni nette tra i malati infetti e non. Nelle torri di degenza di Cattinara coesistono reparti Covid e non Covid, mentre il trasporto dei malati attraverso i pianerottoli in entrata/uscita ascensori non avviene tramite percorsi rigorosamente differenziati. Le stesse condizioni di promiscuità si presentano anche nei corridoi che portano alla Radiologia”.

“Attraverso questi pianerottoli e corridoi comuni – aggiunge la nota – transitano anche pazienti Covid in ventilazione non invasiva e, quindi, con massima diffusione di aerosol infetto. In tali casi, l’unica precauzione anticontagio sembra essere l’avvertimento vocale dei sanitari a farsi da parte. L’attesa triage in Pronto soccorso è invece distinta in due sale: una riservata ai positivi Covid e una a tutti gli altri, compresi i sospetti.

Identica condizione troviamo in Medicina dove, nelle cosiddette aeree grigie, sono ricoverati nella stessa stanza i pazienti sospetti: perciò, se un soggetto non Covid soggiorna con uno in fase di incubazione, facilmente potrebbe infettarsi”.

“Fin dal marzo 2020 il ministro della Salute aveva raccomandato di identificare ospedali dedicati alla gestione esclusiva dei pazienti Covid e di individuare altre strutture ospedaliere per la gestione dell’emergenza ospedaliera non Covid. Inoltre, laddove non fosse stata possibile tale separazione, i percorsi clinico-assistenziali e il flusso dei malati sarebbero dovuti essere nettamente separati. Una disposizione di assoluto buon senso – la definisce Zalukar – ignorata però dai vertici della sanità triestina, nonostante l’esistenza di due strutture, il Maggiore e Cattinara, rendesse fattibile l’operazione”.

 “Nel mese di luglio è arrivata anche una legge a imporre la separazione dei percorsi Covid/non Covid e a individuare nei Pronto soccorso distinte aree di permanenza per i pazienti sospetti Covid o potenzialmente contagiosi, ancora in attesa di diagnosi. Anche questa norma – evidenzia l’esponente del Gruppo Misto – è stata di fatto ignorata, come l’organizzazione dell’attività vaccinale è stata difforme rispetto le raccomandazioni dal ministero della Salute che prevedevano per il Punto vaccinale ospedaliero (Pvo) la garanzia di ‘percorsi e spazi con vie di ingresso e uscita indipendenti dal flusso ospedaliero'”.

“Invece, nel Pvo allestito a Cattinara – rimarca ancora Zalukar – abbiamo visto percorsi e spazi vaccinali non indipendenti dai flussi ospedalieri. Le code degli operatori in attesa di vaccinarsi si sviluppavano nel corridoio di accesso alle torri di degenza e, quindi, proseguivano nell’area di attesa degli sportelli Cip e, comunque, il varco di entrata e uscita dell’ospedale e del punto vaccinale era unico”.

 “Tali situazioni di promiscuità ospedaliera Covid/non Covid sono state e continuano a rappresentare possibili focolai d’infezione negli ospedali, che poi si diffondono all’esterno e in primis alle residenze per anziani”.

“Ho così voluto interrogare la Giunta regionale Fvg per conoscere i dati completi relativi ai contagi di pazienti avvenuti in regime di ricovero e il loro esito clinico, ma anche per sapere quali iniziative di competenza intenda adottare per richiamare Asugi all’osservanza tempestiva delle norme vigenti, al fine di limitare il formarsi di focolai intraospedalieri. Ciò – conclude la nota – a tutela della salute di cittadini vulnerabili, ma anche a favore della ripresa della vita economica e sociale”.

(LaPresse)

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