Crisi Venezuela, Di Battista: “Bene una Russia forte”. Pressione sul governo che non ha ancora preso posizione

Il premier Giuseppe Conte si è augurato che si fermi "l'escalation di governo", mentre Matteo Salvini si è augurato che Maduro cada quando prima, incassando il ringraziamento del presidente autoproclamatosi Juan Guaidò

Foto Matteo Rossetti / LaPresse in foto Alessandro Di Battista

ROMA – L’Italia non ha ancora preso una posizione su quanto sta accendendo in questi giorni in Venezuela. Ma le parole di Alessandro Di Battista rischiano di mettere in difficoltà il governo spingendolo a compiere una scelta che mai come oggi sembra complessa: “Comunque la pensiate su Putin dovreste riconoscere che per la pace a livello mondiale una Russia forte politicamente è fondamentale”. Così Alessandro Di Battista prende posizione sulla crisi venezuelana facendo osservare che “senza Putin già ci sarebbe stato un intervento armato Usa, che non escludo purtroppo ancora del tutto“.

Di Battista: “Abbiamo il dovere di scongiurare interventi armati”

Qua non si tratta di stare o non stare con Maduro. Io non l’ho mai difeso come non ho mai difeso Gheddafi, e ovviamente non li sto paragonando. Qua si tratta di evitare che il Venezuela già martoriato dalle violenze possa diventare una Libia sudamericana“, ha affermato il pentastellato per poi proseguire: “L’Italia ha il dovere di scongiurare qualsiasi ipotesi di intervento armato in Venezuela. Sarebbe una tragedia ancor peggiore per la popolazione. Questo Putin l’ha capito, Macron evidentemente no“. La posizione di Di Battista rischia di mettere in imbarazzo il governo che una posizione ufficiale pro o contro Maduro non l’ha presa. Il premier Giuseppe Conte si è augurato che si fermi “l’escalation di governo”, mentre Matteo Salvini si è augurato che Maduro cada quando prima, incassando il ringraziamento del presidente autoproclamatosi Juan Guaidò.

Guaidò offre l’amnistia a Maduro

Sono passati tre giorni da quando Juan Guaidò si è autoproclamato presidente pro tempore del Venezuela, trovando l’appoggio di Usa, Canada e Brasile. Sono passati tre giorni da quando il presidente chavista Maduro ha gridato al golpe, ribadendo che il presidente eletto dal popolo è lui e rompendo ogni rapporto diplomatico con gli Stati Uniti. Russia, Cina e Turchia, invece, si sono schierate a favore di Maduro. Uno stallo che ricorda vagamente la guerra fredda, con due blocchi contrapposti. Al centro, l’Ue che non ha preso una posizione precisa ma si è augurata che il Venezuela vada a democratiche elezioni. Intanto nelle piazze del Venezuela è in atto una vera e propria guerriglia, il Paese è spaccato. L’esercito, ad oggi, è con Maduro. A quest’ultimo è stata offerta l’amnistia da Guaidò. Una situazione complessa e critica in continua evoluzione.

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