Crivellato di colpi davanti al bar, nipote del boss muore in ospedale

Il 29enne è la prima vittima dello scontro interno alla fazione arzanese degli Amato-Pagano. Tensione nel clan della 167

NAPOLI – Gli Amato-Pagano sono sul punto di separarsi. Lo scontro interno agli Scissionisti miete la prima vittima. Salvatore Petrillo è morto nella notte tra sabato e ieri all’ospedale di Giugliano, dov’era ricoverato da mercoledì sera, quando un commando di fuoco l’ha sorpreso all’esterno del bar Roxy in via Silone, ad Arzano, centrandolo con una mole di piombo impressionante. Avrebbe compiuto oggi 29 anni. Le condizioni del giovane, pregiudicato e sorvegliato speciale (fu arrestato per ‘pizzo’ nell’ottobre 2015), sono state giudicate subito estremamente critiche. La sua morte segna un punto di non ritorno nella storia del clan della 167, il rione popolare da decenni regno indiscusso della fazione arzanese degli Amato-Pagano, e nella storia della criminalità organizzata dell’area Nord di Napoli. L’omicidio potrebbe infatti rappresentare il divorzio definitivo tra i gruppi. Non più Amato-Pagano, ma Amato e Pagano. Una vittima eccellente, Salvatore Petrillo: il giovane era il cugino del ras Pasquale Cristiano, detto Picstick, ritenuto alla guida dell’organizzazione criminale delle palazzine, nonché nipote di Pietro Cristiano, tra i padri fondatori della cosca di via Atellana. Intanto resta ricoverato in gravi condizioni il 18enne Vincenzo Pio Merolla, anche lui all’ospedale di Giugliano, giovane in odore di camorra, stando agli inquirenti. C’era anche lui, all’esterno del bar Roxy, poco dopo le 20 di mercoledì, quando i sicari hanno esploso decine di proiettili ferendo pure il 39enne pregiudicato Luigi Casola, (ritenuto dagli inquirenti vicino alla cosca della zona e ricoverato ad Acerra), il 36enne incensurato Roberto Lastra e il 61enne Mario Abate, idraulico raggiunto da un proiettile a un piede. Sia Lastra che Abate si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Incaricati delle indagini sono i militari dell’Arma appartenenti al Nucleo investigativo di Castello di Cisterna e i colleghi della compagnia di Casoria. Il pool anticamorra napoletano lavora senza sosta. La tensione è palpabile ad Arzano. La comunità è ancora sotto choc. Il gruppo capeggiato da Pasquale Cristiano è ritenuto legato alla famiglia Amato. Una faida che ha già visto protagonista il clan Amato-Pagano quando ci fu la contrapposizione tra i ‘maranesi’ di Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano, e i ‘melitesi’ vicini agli Amato. Pochi minuti prima dell’agguato costato la vita a Petrillo, le palazzine popolari di Arzano venivano illuminate dai fuochi d’artificio sparati in onore di Giosuè Belgiorno, detto il piccolo. Un modo per omaggiare la sua scarcerazione. Segnali che non sono passati inosservati agli investigatori. E’ il modo di comunicare dei clan. Spesso i fuochi d’artificio sono annunci, ma anche ordini. La prima risposta dello Stato si è comunque avuta sabato mattina, quando i carabinieri hanno cinto d’assedio il rione popolare e arrestato l’altro Giosuè Belgiorno, detto ‘o gruoss, dando esecuzione a un ordine di carcerazione a seguito della condanna a vent’anni per l’omicidio di Antonino D’Andò, avvenuto nel febbraio 2011 nell’ambito di un’epurazione interna agli Scissionisti. Corsi e ricorsi storici di una malavita organizzata che da decenni insanguina le strade di Napoli e provincia per la gestione degli affari illeciti.
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