Da Elisabetta Belloni a Carlo Cottarelli, le ipotesi di Mattarella

Potrebbe essere la prima volta di una donna alla presidenza del Consiglio

Mattarella pronto a dare l'incarico, in corsa Belloni e Cottarelli
Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – In queste ore, il presidente Sergio Mattarella potrebbe dare l’incarico di governo. A meno di sorprese e ribaltoni politici dell’ultimo minuto, che in ogni caso non sono da escludere, nel ventaglio di nomi dei candidati premier del Capo dello Stato, in vantaggio su tutti sembrano essere Elisabetta Belloni e Marta Cartabia. Due donne quindi, a cui vanno aggiunti gli altri papabili: Carlo Cottarelli, Alessandro Pajno ed Enzo Moavero Milanesi. Al di la del nome, non sarà così scontato ricevere la fiducia per un governo istituzionale. Tutt’altro: le posizioni di Lega e 5Stelle su tutti, fino ad ora, in realtà fanno pensare all’esatto contrario. Sia Di Maio che Salvini, sono stati netti nella loro posizione. Nella storia repubblicana, sarebbe la quinta volta che un governo non ottiene la fiducia dopo un incarico presidenziale.

Elisabetta Belloni, l’ipotetica prima donna

La più accreditata sembra essere Elisabetta Belloni. Sarebbe la prima volta nella storia dell’Italia che a ricoprire la carica di presidente del Consiglio sia una donna. Sessantenne, nata a Roma, è già stato il primo segretario generale donna della Farnesina, su nomina del premier Gentiloni. A Luiss di Roma, insegna cooperazione allo sviluppo e il suo nome dovrebbe essere gradito ai 5Stelle: pare fosse nella rosa di ministri di un eventuale governo Di Maio. Marta Calabria, milanese di 54 anni, è vicepresidente della Corte Costituzionale. Fu nominata nel 2014 dall’allora presidente Giorgio Napolitano. E’ stata allieva di Valerio Onida, presidente emerito dell’Alta corte. Gli altri nomi, invece, sono tutti maschili. Alessandro Pajno, presidente del consiglio di stato. L’ex ministro del governo Letta Enzo Moavero Milanesi e Carlo Cottarelli, già commissario della spending review a Palazzo Chigi.

Da De Gasperi a Fanfani: i governi al debutto senza fiducia

E’ già accaduto nella storia repubblicana che la fiducia è stata negata ad un esecutivo al debutto. Per la precisione, è accaduto 5 volte. La prima volta con Alcide De Gasperi, che nel luglio del 1953, non ottenne la fiducia dopo aver prestato giuramento. Era l’anno della cosiddetta ‘legge truffa’: De Gasperi non raggiunse il 50% che gli avrebbe consegnato il premio di maggioranza, e non trovò fiducia in parlamento successivamente. Fu la fine della sua carriera politica. Stessa sorte, poco dopo, per il primo governo Fanfani nel 1954. Poi, nel 1972, toccò al primo governo Andreotti. Fu la prima volta, dopo la sfiducia, che le camere vennero sciolte prima della fine della legislatura, con elezioni anticipate. Stessa sorte, sempre ad Andreotti, toccò nel 1979. Ma fu una decisione concordata dopo il rapimento di Aldo Moro. L’ultimo a non ricevere fiducia fu il sesto governo di Amintore Fanfani, nel 1987. Tra l’altro, la sfiducia arrivò dal suo stesso partito, la Dc, che votò contro il suo stesso esponente, mentre altri partiti, tra cui i socialisti, votarono a favore.

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