Ddl concorrenza: dopo il richiamo di Draghi in Aula il 30 maggio. Intesa vicina su balneari

Foto Filippo Attili / Palazzo Chigi / LaPresse Cabina di regia a Palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi e i capidelegazione di maggioranza

ROMA – Dopo il brusco richiamo di Mario Draghi si sblocca l’impasse sulla riforma della Concorrenza, tra quelle centrali per attuare il Pnrr, e anche sulle concessioni per i balneari il dialogo tra governo e maggioranza sembra finalmente avviato sui binari giusti. La richiesta arrivata da palazzo Chigi di giungere al via libera del ddl entro maggio è accolta dal Parlamento nel corso di una giornata caratterizzata da riunioni e lavori in quel di Palazzo Madama.

Il provvedimento verrà discusso e votato in Senato nella sola giornata di lunedì. Senza fiducia, e quindi senza il rischio di tornare al testo di partenza, quello antecedente le modifiche apportate dai gruppi parlamentari. Certo, non tutto ancora è stato definito, ma intanto dopo mesi di stallo la commissione Industria ha iniziato a votare gli emendamenti su cui già si era trovato l’accordo, e l’esecutivo ha proposto una mediazione sul fronte balneari che adesso la maggioranza sta valutando.

Nell’emendamento presentato a nome del governo dal viceministro di Forza Italia, Gilberto Pichetto Fratin, si prevede che “in presenza di ragioni che impediscano la conclusione della procedura selettiva entro il 31 dicembre 2023, ivi comprese, a titolo esemplificativo, la presenza di un contenzioso o difficoltà oggettive legate all’espletamento della procedura stessa, l’autorità competente può differire il termine di scadenza delle concessioni in essere per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2024”.

Da un lato quindi si punta a interviene sulle gare, mentre dall’altro si affronta la problematica degli indennizzi, stabilendo “criteri uniformi per la quantificazione” da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, “in ragione della perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico, del valore residuo dei beni immobili oggetto di investimenti per l’esercizio dell’impresa, calcolato sulla base delle scritture contabili ovvero di perizia giurata redatta da un professionista abilitato”.

Sul testo dell’articolo e sulla mediazione proposta i gruppi si riservano di fare ulteriori approfondimenti, ma il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, appare ottimista: “Stiamo arrivando a un accordo. È una giornata molto positiva e stiamo facendo grandi passi avanti per chiudere il provvedimento in commissione”. Posizione condivisa dalla presidente dei senatori dem, Simona Malpezzi: “Mi pare che il clima sia migliorato e con uno sforzo comune si possa arrivare a una soluzione positiva anche sul tema delle concessioni balneari. È un momento decisivo per il Paese e per ricevere le ingenti risorse europee del Recovery Fund”.

Dello stesso avviso la capogruppo M5s Mariolina Castellone, che sul nuovo testo ammette: “Abbiamo chiesto piccole modifiche ma siamo davvero vicinissimi a una sintesi”. E anche per la collega forzista Anna Maria Bernini la fumata bianca non dovrebbe essere lontana: “Stiamo finalizzando l’accordo e speriamo di trovarlo presto”. Parlando poi della fiducia annunciata dal premier, aggiunge: “Il Parlamento ha lavorato bene e non si merita questo piccolo schiaffetto, noi non siamo stati di ostacolo e certamente non lo saremo ora”.

A tenere un po’ sulle spine tutti c’è ancora il leader della Lega, Matteo Salvini, che sull’accordo resta cauto (“bisogna lavorarci, ma sono fiducioso che si trovi”), e non smette di punzecchiarsi a distanza con Enrico Letta: “Non mi ama e non capisco perché, in questo momento dovremmo essere tutti uniti. Poi ognuno ha il suo stile. Se per sfasciare il governo intende aver fatto e vinto la battaglia contro la tassa sulla casa, la rivendico”. Dal canto suo, il segretario dem esclude una crisi di governo all’orizzonte (“non cadrà sui balneari o sul catasto”) ma aggiunge: “Penso sia giusto che si mettano alcuni puntini sulle ‘i’. L’Ue ci dà 200 miliardi per fare investimenti importanti. La questione è fare le riforme e spendere bene i soldi”. Come ricordato a tutti proprio da Draghi.(LaPresse)

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