ROMA – Misure insufficienti, poco coerenti con lo scenario di crisi attuale gravato dagli strascichi della pandemia e dagli effetti disastrosi della guerra in Ucraina, previsioni fragili e troppo ottimiste. Questo il bilancio dell’audizione di oggi sul Def, che ha visto alternarsi di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato gli interventi di Cgil, Cisl, Uil e Ugl e del presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Voci diverse che rappresentano interessi diversi ma che, questa mattina, si sono trovate d’accordo nell’invocare interventi più mirati e decisi per far fronte alla situazione attuale che sta attraversando il Paese. Anche se, però, la pax romana viene meno quando arriva il momento di individuare le azioni e gli interventi necessari per trovare le risorse aggiuntive.
Da una parte i sindacati, che chiedono unitariamente un nuovo scostamento di bilancio. Dall’altra il presidente degli industriali, secondo cui invece “prima bisogna vedere le risorse che già oggi abbiamo a disposizione”, sottolineando che “in una fase come questa fare ulteriore debito con i tassi in crescita potrebbe essere un problema”. Il Def d’altra parte, fa notare ancora Bonomi, prevede un incremento delle entrate tributarie e dei contributi sociali pari, rispettivamente, a 21 e 17 miliardi e quindi “già oggi lo Stato dice che incasserà 38 miliardi in più nel 2022”. Accanto, la necessità di “riconfigurare la spesa pubblica”, che in Italia ammonta a “900 miliardi annui”.
Non sono dello stesso avviso le sigle sindacali, per cui al contrario la spesa pubblica va aumentata, altrimenti gli impegni presi dal Governo – dal rinnovo dei contratti pubblici, alla realizzazione degli investimenti previsti dal Pnrr, all’attuazione delle riforme sulle pensioni, sul finanziamento della legge sulla non autosufficienza e sui livelli essenziali delle prestazioni – “saranno lettera morta”, dice la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi. Le fa eco Domenico Proietti, confederale della Uil, rimarcando in particolare la necessità di “sostenere ed ampliare la spesa sanitaria, fondamento di una politica economica orientata alla crescita” e di “incrementare la lotta alle povertà e alle disuguaglianze rafforzando il Reddito di cittadinanza e attuando politiche redistributive”. Mentre la Cisl punta i riflettori sulla questione degli ammortizzatori chiedendo di “ripristinare temporaneamente, per tutti i datori di lavoro, almeno fino al 30 giugno, una misura simile alla cassa Covid”, ha evidenziato il segretario confederale Ignazio Ganga. Ma sugli strumenti con cui far fronte a queste necessità, anche l’armonia d’intenti dei sindacati si incrina. Se da un lato la Cgil punta su un contributo di solidarietà, tassando grandi ricchezze e patrimoni, dall’altro Cisl e Uil ritengono invece più funzionale portare la tassazione degli extraprofitti dal 10% al 30% ed estenderla a tutte quelle attività che hanno realizzato extra profitti negli ultimi due anni.
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