Di Maio con le spalle al muro: piazza i suoi nelle liste Pd

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 29-04-2021 Roma, Italia Politica Senato - Question time Nella foto: Il Ministro degli affari esteri Luigi Di Maio Photo Mauro Scrobogna /LaPresse April 29, 2021  Rome, Italy Politics Senate - Question time In the photo: Foreign Minister Luigi Di Maio

NAPOLI – L’eletto, dove lo metto? Non si sa, anzi sì: nel Pd. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, leader ombra di un M5s che Giuseppe Conte non ha mai realmente controllato, ha un problema, anzi decine e decine di problemi, uno per ogni parlamentare a lui fedele che rischia di non essere rieletto alle prossime politiche. Nel 2018, ricordiamolo, il M5s entrò in parlamento con una truppa di ben 333 parlamentari, tra Camera e Senato: dopo i tanti addii di questi anni, ora senatori e deputati pentastellati sono circa 230. La stragrande maggioranza di questi, nonostante la leadership del M5s sia formalmente (al di là della querelle legale e delle ordinanze del Tribunale di Napoli) nelle mani di Conte, fa riferimento a Luigi Di Maio, che ha potuto governare da dietro le quinte il Movimento proprio grazie al suo quasi totale controllo sui gruppi parlamentari. Naturalmente, ora che si avvicinano le elezioni politiche del 2023, Di Maio  deve cercare il modo per mantenere gli impegni: se è riuscito a tenere dalla sua parte deputati e senatori, infatti, è perché ha promesso a praticamente tutti il più ambito dei trofei politici: la ricandidatura.

Molti problemi, dicevamo, per il ministro degli Esteri: il M5s, tra crollo elettorale e taglio dei parlamentari, riporterà in parlamento, se tutto va bene, una ottantina di suoi esponenti, tra deputati e senatori. Ciò vuol dire che più della metà dei fedelissimi di Di Maio non verrà riconfermato. I parlamentari pentastellati sanno (almeno) far di conto, e hanno compreso bene che la stragrande maggioranza di loro, al di là delle promesse, resterà a casa al prossimo giro. A questo punto, a quanto apprende Cronache, Di Maio, per tamponare il crescente malcontento delle truppe grilline che fino ad ora hanno avuto lui come riferimento, si starebbe muovendo per tentare di “piazzare” qualcuno dei suoi fedelissimi in altri partiti, in particolare nel Pd, anche per aggirare la regola, fino ad ora in vigore, che vieta il terzo mandato in parlamento per i pentastellati.

Di Maio, uomo di mediazione per eccellenza nel M5s, ha ottimi rapporti con gli alleati, e in particolare, ovviamente, con il Pd. Giggino starebbe dunque tentando di “piazzare” qualcuno dei parlamentari del M5s nelle liste dei Dem, per limitare la prevedibile rivolta che si scatenerà contro di lui quando, al momento della presentazione delle liste per le prossime politiche, decine e decine di promesse di ricandidatura non saranno mantenute. Il problema, però, è che anche i Dem, a causa del taglio dei parlamentari, vedranno una riduzione del numero di deputati e senatori nel 2023. Di Maio però conta sul fatto che i parlamentari attuali del Pd non rispondono al segretario Enrico Letta, poiché nel 2018 le liste furono compilate dall’allora leader dei Dem, un certo Matteo Renzi. Letta, a quanto spera il ministro degli Esteri, potrebbe dunque dare ospitalità nelle sue liste a deputati e senatori uscenti del M5s, in cambio della promessa di un’alleanza strutturale. Missione difficile, quella di Giggino, ma intanto i contatti proseguono.

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