Diciotti, l’ultima parola alla Giunta del Senato: oggi il voto su Salvini

Le previsioni di voto: Lega, Forza Italia, Fdi e 5 Stelle alzano gli scudi sul leader del Carroccio

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse in foto Matteo Salvini

ROMA – E’ il giorno della resa dei conti per il caso Diciotti, che vede coinvolto il ministro degli Interni Matteo Salvini. Oggi si esprimerà la Giunta per le immunità parlamentari del Senato. I rappresentanti saranno chiamati a votare sulla richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal tribunale di Catania. La decisione se sottoporre il ministro leghista a processo è quindi nella mani dei 23 componenti della commissione. Una decisione che dopo la giornata di ieri, in cui il Movimento 5 Stelle ha chiarito l’intenzione di coprire le spalle all’alleato, appare quasi del tutto scontata: nessuna autorizzazione a procedere e quindi niente processo.

Le previsioni di voto: Lega, Forza Italia e 5 Stelle alzano gli scudi su Salvini

I membri della giunta si sono riuniti dopo pranzo per votare sul caso Diciotti. Il relatore e presidente Maurizio Gasparri ha già dato il suo parere, contrario alla concessione dell’autorizzazione a procedere. Sono 23 i senatori che fanno parte della Giunta: 7 pentastellati, 4 di Forza Italia, Pd e Lega, 1 per LeU, Autonomie, Fratelli d’Italia e gruppo misto. Le previsioni, per ora, danno quindi il ministro salvo con 16 voti. A meno di non considerare eventuali defezioni del Movimento, che appare sempre più diviso. Soltanto in 6, probabilmente, si esprimeranno a favore del processo a Salvini.

Il caso Diciotti, Salvini accusato dal tribunale di Catania di sequestro di persona

Codice penale, Costituzione e ben tre accordi internazionali firmati dall’Italia violati: questo il carico normativo nei confronti del ministro dell’Interno Salvini. E’ questo il contenuto delle 53 pagine inviate dal tribunale di Catania al Senato. La giunta dovrà decidere sugli elementi messi sul tavolo dai magistrati Nicola La Mantia, Sandra Levanti e Paolo Corda. Due le valutazioni da fare: la prima, se il ministro abbia effettivamente compiuto un crimine nel trattenere i 177 migranti; la seconda, se quanto compiuto sia stato fatto allo scopo di evitare un pericolo per lo Stato.

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