Roma – In tempi di rapidi processi di formazione e altrettanto rapidi di dissolvimento delle leadership, la metamorfosi del Movimento 5 Stelle da ‘non-partito di lotta’ a partito di governo ha impiegato appena tre mesi a compiersi. Luigi Di Maio, con quel “è un’opinione di Fico”, in una manciata di secondi ha ridotto a minoranza irrilevante l’ala ortodossa che pure esiste nel M5S e ha attratto a sé parte dell’elettorato di sinistra.
Roberto Fico critica il ministro dell’Interno sul caso dei migranti
Il presidente della Camera ha avuto l’ardire di criticare il ministro dell’Interno sul caso dei migranti trattenuti sulla nave Diciotti e ha rivendicato poi il diritto di farlo in quanto terza carica dello Stato. Diritto che gli è stato riconosciuto dal suo stesso capo politico che ne ha ridimensionato di netto la portata.
“Non credo che Fico sia un problema per il Movimento – l’istantanea scattata da Di Maio –
“Queste idee sull’immigrazione sono sempre state le idee di Roberto“. La prerogativa del presidente della Camera di ricordare a un membro dell’esecutivo il rispetto dei ‘principi fondamentali dello Stato’ (cit. Fico) diventa nel linguaggio del vicepremier Cinquestelle ‘una delle idee di Roberto’. Di Maio senz’altro è in buona fede e vorrà stemperare una vicenda che per nulla al mondo deve dividere la macchina pentastellata.
Fico non è un problema per il Movimento
Se il presidente della Camera – che è anche esponente del tuo partito – critica la linea del Governo di cui sei vicepremier, è quanto meno strano replicare con un: “Non credo proprio che Fico sia un problema per il Movimento, queste idee sull’immigrazione sono sempre state idee di Roberto“.
Governo compatto sulla linea Conte
E ancora più riduttivo che, di fronte alle parole di Matteo Salvini contro il suo compagno di partito il ministro-vicepremier si limiti a ribattere – perché interpellato – con una blanda difesa d’ufficio: “Fico come presidente della Camera ha tutto diritto di esprimere la sua opinione”. Per poi però sottolineare che “il governo è compatto sulla linea Conte“, secondo cui tocca all’Europa battere un colpo.
A fare da contraltare a Di Maio, però, un altro simbolo del ‘nuovo’ Movimento
Il comandante Gregorio De Falco passato alla storia per il “salga a bordo, cazzo” gridato al comandante Schettino quando la sua nave affondava davanti all’isola del Giglio. Da lui proviene la critica più articolata all’operato di Matteo Salvini, avvallato dal vicepremier M5S e dal premier Giuseppe Conte. “Sotto il profilo politicom per ottenere dalla Ue la giusta ripartizione dei migranti, le forze di Governo possono agire anche con la massima fermezza e risolutezza in forza del riconosciuto valore sociale, economico e strategico del nostro Paese”, spiega il comandante che ora siede al Senato con i pentastellati.
Per De Falco la situazione non è degna di un Paese civile e di uno Stato di diritto
Questa situazione di stallo non ha senso neppure “sotto il profilo giuridico” perché il pattugliatore è nave militare italiana quindi è inutile impedire lo sbarco a quanti sono già in territorio italiano. Insomma, se non un alter ego di Di Maio, poco ci manca.
Vengono a galla le due anime del Movimento
Con la questione migranti vengono a galla le due anime del Movimento che si fa vanto di essere ‘post ideologico’ ma che se continua così rischia di esserlo soltanto per il mantenimento del potere. E’ probabile pensare che le tensioni, per ora tenute sotto il livello di guardia, riaffioreranno presto. Per il parlamentare M5S Giuseppe Brescia, “Fico non è isolato” in quanto nel Movimento “in tanti la pensino come lui”.