NAPOLI – Ha scelto di chiamarsi “Scapestro”, come a voler rispondere a chi da sempre identifica con l’appellativo di ‘scapestrato’ chi vive di musica o di arte in generale. Ma Fulvio Di Nocera, classe 1978, nato a Castellammare di Stabia, ha poco del ‘maudit’: serio, garbato, rassicurante, elegante, col suo contrabbasso – che suona sul palco e insegna nelle scuole – è ormai dal 2015 protagonista della scena musicale contemporanea. Risale a quell’anno il videoclip di “Vado per un po’”, ma è nell’estate del 2018 che pubblica il suo primo album Shurhùq per la label Soundfly.
Nel mezzo tante collaborazioni con artisti come Polina, Bisca, 24 Grana, Francesco Di Bella, Daniele Sepe, Pennelli di Vermeer, Rione Junno e Songs for Ulan. L’ultimo lavoro, che porta la data dell’8 marzo scorso, è il videoclip di “Donna di nessuno”, omaggio alle donne e a Fred Buscaglione che la cantò negli anni 50 e di cui quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della morte. Non a caso sono 60 i volti delle donne protagoniste del video – girato da Chiara Carnevale, alla chitarra Elio Manzo dei Bisca, al violino Caterina Bianco – ognuna col suo vissuto e il suo quotidiano. Ed è da qui che partiamo, per conoscere meglio Scapestro.
Una rilettura molto particolare di “Donna di nessuno”, brano poco conosciuto di Fred Buscaglione. Come nasce l’idea di cantarla fino a farne un omaggio in una ricorrenza come l’8 marzo?
C’è stato un periodo, 7-8 anni fa, in cui ho ascoltato molto Buscaglione.Tra i suoi brani mi ha colpito da subito questo, in cui trapelava una forte sensibilità. Buscaglione nell’immaginario collettivo è stato sempre visto come gran seduttore, invece in ‘Donna di nessuno’riesco a percepire la fragilità e la forza dell’universo femminile, della donna che riceve, accoglie e genera la vita. Mi fa stare bene l’idea di riproporre nei miei concerti questo brano, lo vivo come un riscatto di una visione spesso fraintesa dall’opinione pubblica, frutto solo di un personaggio che Fred si era creato immaginandosi tra le strade di Chicago. Un gangster in bianco e nero ma con un cuore enorme. Quando è nata l’idea di tributargli un omaggio a 60 anni dalla morte non ho avuto dubbi. Quanto ai 60 volti di donne che compaiono nel video, voi di Cronache ne avrete certamente notato uno familiare: quello della vostra collega Maria Bertone, insieme alla sua Helena, che a 20 giorni di vita è ufficialmente la più piccola tra le protagoniste del video.
L’iniziativa è parte di un progetto più ampio?
No, è un unicum, volevo farlo da tempo. Sono così ‘connesso’ con questo pezzo che molti, quando lo eseguo dal vivo, pensano sia mio. E poi ha una forza comunicativa immensa, a cominciare dal titolo: ‘Donna di nessuno’… perché una donna non appartiene a nessuno se non a sé stessa.
Facciamo un passo indietro. Quando è entrata la musica nella tua vita?
Ho cominciato da ragazzino, a 13-14 anni suonavo il basso elettrico. A casa però avevo dei fratelli maggiori che già facevano musica e quindi sin da piccolo i miei gusti musicali sono stati influenzati da ciò che loro ascoltavano. Poi mi sono iscritto al Conservatorio, dove ho studiato contrabbasso. Cantautore mi sento da sempre, perché da sempre scrivo. Piano piano ho tirato fuori i miei appunti dal cassetto e gli ho dato vita, accompagnandomi con la chitarra o il pianoforte.
Il tuo primo album, Shurhùq, che significa scirocco, è caratterizzato da contenuti e sonorità tipicamente mediterranee. Il prossimo album?
E’ previsto per il 2021, sto già lavorando alla produzione di nuovi brani. Prima però conto di uscire col videoclip proprio di ‘Shurhùq’, brano portante del mio lavoro d’esordio. Sarà come idealmente chiudere il cerchio per ripartire con rinnovata linfa.
In questi giorni in cui l’Italia è ferma a causa del pericolo Coronavirus sei molto attivo sui social per diffondere la tua musica e raggiungere il pubblico che deve fare a meno dei live. Il mood del momento è #iorestoacasa: quanto ti pesa?
In realtà non è lontano dal genere di vita che normalmente faccio. Non sono un animale sociale. E mi viene da dire: non lamentiamoci, approfittiamo di questi momenti ‘casalinghi’ per fare ciò che normalmente non facciamo: riposarci, dedicarci alla famiglia, guardare film, leggere libri. Dedichiamoci a quelle cose che si rimandano da tempo perché siamo sempre di fretta. La vita non si è fermata: si può uscire rispettando le prescrizioni, continuare a frequentare la scuola. Coi miei alunni faccio lezione a distanza, la nostra quotidianità non è stata sconvolta. Credo che si possa vivere con serenità questo momento, ci sono tanti mezzi che ci aiutano: la musica è uno di questi.
(Angela Garofalo)