VILLA DI BRIANO – Giordano Bruno, nell’agosto 2020, avrebbe fornito informazioni a Nicola Schiavone ‘o russ su una gara d’appalto gestita dal Comune: è quanto emerge da una conversazione, intercettata dagli agenti della Dia di Napoli, avvenuta tra Schiavone e Silvio Luigi Cecoro, ingegnere di San Cipriano d’Aversa e capo dell’area Tecnica a Villa di Briano. Ascoltando questa chiacchierata, sostengono gli investigatori dell’Antimafia, si apprende che tra il casalese e il professionista sanciprianese c’era una conoscenza pregressa e, soprattutto, che il secondo avrebbe dato rassicurazioni al primo sul futuro esito dell’appalto: “Stai in grazia di Dio”, gli disse il tecnico. Quale sia questa gara, quale l’esito e se le presunte indicazioni date da Bruno e Cecoro (tutte da verificare) abbiano realmente favorito o meno l’esponente del clan, sono interrogativi ai quali la Dia, se deciderà di approfondire il tema, potrà fornire risposte.
Il racconto
Nel frattempo, però, la redazione di Cronache è stata contattata da un brianese desideroso di raccontarci una storia che avrebbe tra i suoi attori proprio l’assessore Giordano Bruno e Nicola Schiavone. Una storia che si intreccia, con forza, con la politica locale: a raccontarcela è stato Alessandro Puoti, marito di Anna Conte, ex assessore del sindaco Luigi Della Corte (durante il suo primo mandato da sindaco), e ora consigliera di opposizione. Puoti ci ha riferito di aver concesso, nel 2018, un prestito a Giordano Bruno per affrontare la campagna elettorale. Dopo le elezioni, chiese al politico di restituire il denaro: “Era in difficoltà e si appoggiò a noi”, ha affermato. In ballo ci sarebbero stati 15mila euro. I due si incontrarono in piazza e la discussione sulla restituzione del denaro si acuì al punto che il marito della Conte, come lui stesso ha riferito, arrivò a colpire fisicamente l’assessore: “Gli ho dato due schiaffi. Ma è un episodio già noto a tanti cittadini”. Ed è a questo punto che sarebbe intervenuto ‘o russ.
Il caso
Dopo qualche giorno, Schiavone si recò nell’abitazione di Puoti. “Al citofono rispose mia moglie, io non c’ero”. Il casalese, che all’epoca sarebbe stato agli arresti domiciliari a Villa di Briano, ma aveva il permesso per recarsi a lavorare in un’azienda agricola, si ripresentò alcune ore dopo e, sempre secondo quanto raccontato da Puoti, trovandolo in casa (al secondo tentativo) chiese di vederlo. ‘O russ, stando al racconto del marito della Conte, dichiarò di essere lì per ciò che era successo con Bruno e di voler comprendere cosa fosse accaduto. Soprattutto voleva fare in modo che finisse la disputa. Il consorte della consigliera ci ha riferito di aver chiarito al casalese i motivi della lite ed evidenziò che per mettere fine allo scontro con Bruno, quest’ultimo avrebbe dovuto onorare il debito. ‘O russ, raccolte le informazioni, disse a Puoti che l’avrebbe tenuto aggiornato. Successivamente Puoti si incontrò di nuovo con Bruno per informarlo dell’incontro con ‘o russ. L’assessore, secondo quanto sostiene il coniuge della Conte, affermò che a incaricare Schiavone non era stato lui: “Mi disse che a mandarlo era stato il sindaco Luigi Della Corte (circostanza che il primo cittadino ha smentito categoricamente, ndr). Che sia vero o no, sinceramente non ne ho idea. Riporto quello che mi rispose Giordano”. Puoti, seguendo il suo racconto, consigliò a Bruno di andare insieme a denunciare formalmente ciò che era successo ai carabinieri. Come si concluse la presunta vicenda del debito? Con la restituzione della somma che l’esponente della giunta, in base a una scrittura privata, aveva ricevuto. “Ho voluto rendere pubblica questa storia dopo i recenti articoli che sono stati diffusi sulla vicenda di Villa di Briano. Sono pronto a raccontare tutto anche ai carabinieri”, ha concluso Puoti. Abbiamo provato a contattare Giordano Bruno per avere una replica su quanto riferito dal marito della Conte. Gli avremmo voluto chiedere innanzitutto se la storia del debito, legato alla campagna elettorale, fosse vera o una bufala rifilataci da Puoti, se effettivamente è stato malmenato in piazza e se ha avuto o meno un contatto con Schiavone. Alle nostre chiamate e ai nostri messaggi non ha risposto.
Estranei all’inchiesta
Tornando alla conversazione intercettata tra Schiavone e Cecoro (pubblicata sull’edizione di Cronache di Caserta del 21 agosto scorso), nella quale si fa riferimento anche a Giordano Bruno, è tra gli atti dell’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Graziella Arlomede, che ha portato, lo scorso novembre, al recente arresto per mafia di Schiavone (è già stato condannato per associazione mafiosa nell’ambito del processo Normandia, verdetto che lo ha tenuto in cella circa 9 anni). Cecoro e Giordano Bruno, almeno per quanto a nostra conoscenza, oltre ad essere estranei a questa inchiesta (che ha innescato il provvedimento cautelare per ‘o russo, firmato dall’ufficio Gip del Tribunale di Napoli), non sono coinvolti in altre indagini per mafia (e sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile). Il loro ipotetico coinvolgimento in un presunto aiuto a ‘o russ su una gara d’appalto rappresenta (ha rappresentato) un’ipotesi investigativa, e come tale potrebbe non portare a provvedimenti giudiziari. Logicamente è totalmente estraneo a queste vicende anche Della Corte. Discorso a parte va fatto per la questione politica, dove entra in gioco il tema dell’opportunità dei rapporti, del peso delle cariche pubbliche ricoperte. E la consigliera Anna Conte, che adesso siede in opposizione, ha invitato il sindaco Luigi Della Corte (chiarendo che, a suo avviso, il capo dell’amministrazione nulla c’entra con ciò che accadeva nell’ufficio Tecnico), a prendere provvedimenti politici nei confronti sia di Cecoro che di Bruno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA