Dopo il voto in Sardegna la Lega è pronta a cambiare contratto con il M5S

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – Sono appesi al voto in Sardegna i dossier del governo e non solo. Le elezioni sull’isola di domenica 24 febbraio rappresentano infatti l’ultimo test per i partiti in vista delle Europee di maggio, ma anche un giro di boa per l’esecutivo.


La sfida appare ormai scontata

A giocarsi la poltrona a governatore, fino all’ultimo voto, saranno il candidato Christian Solinas, del centrodestra, e Massimo Zedda, del centrosinistra. Fuori dalla partita invece il candidato pentastellato, Francesco Desogus.

All’orizzonte quindi sembra prospettarsi lo stesso scenario del voto in Abruzzo, con la Lega in forte crescita e il Movimento 5Stelle in caduta libera. E qualora le premesse di oggi si trasformassero in certezze lunedì, a urne chiuse, confidano dal Carroccio, Matteo Salvini è intenzionato a passare all’incasso, riaprendo i dossier al momento ‘congelati’ per dettarne la linea.

La Tav, le Autonomie e anche la legittima Difesa, proposta di legge e cavallo di battaglia di via Bellerio, che ancora non ha trovato una data per essere calendarizzata in aula alla Camera. Nessuna preclusione inoltre ad affrontare temi cari ai grillini, come l’acqua pubblica, di cui il premier Giuseppe Conte ha parlato, proprio a Montecitorio davanti a 500 sindaci.

Sono però il cantiere della Torino-Lione e i provvedimenti sulle Autonomie i dossier cui si concentrano le maggiori tensioni. Il regionalismo differenziato è stato infatti oggetto del lungo colloquio, davanti a un buon caffè in piazza del Pantheon, proprio tra il presidente della Camera, Roberto Fico, e Conte. Con Casellati, la terza carica dello Stato, che sta giocando il ruolo di mediatore, nel tentativo di fare dell’intesa, che riesca a rispondere alle esigenze di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, senza togliere nulla alle regioni del Mezzogiorno.


Il Movimento 5Stelle intende prendersi tutto il tempo necessario

Al momento quello che contesta al socio di governo è la mancanza di un testo su cui ragionare. La Tav invece è un grosso punto interrogativo, con Salvini che non intende tradire le promesse fatte ai piemontesi.

L’ipotesi al momento percorribile è quella di sfruttare al massimo l’ultimatum dell’Europa, che ha minacciato il taglio di 300 milioni di finanziamenti, qualora non partissero i nuovi bandi.


Lo spettro della manovra di ottobre si fa sempre più visibile

Tutti temi su cui la Lega vuole chiedere un cambio di passo, ai 5Stelle, anche a costo di cambiare il contratto di governo. Potrebbe essere infatti questo il punto di caduta su cui l’esecutivo potrebbe cambiare pelle e magari affrontare il rimpasto su cui si ragiona ormai da mesi. Una cosa è certa: un possibile tagliando alla squadra di Governo non avverà prima del voto delle Europee, ma si renderà necessario immediatamente dopo.
(LaPresse)

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