Due omicidi nel giro di meno di 15 ore nell’hinterland a nord della città. Delitti slegati, di questo gli inquirenti sono convinti. Sta di fatto che la matrice criminale è l’elemento che fa salire il livello di tensione. Questione di numeri. Se da un lato non si può parlare (per il momento) di faide, dall’altro c’è un elemento statistico significativo che si staglia come un bassorilievo. Nell’arco del 2018 i delitti legati alla camorra sono stati appena otto. Un anno, per carità, segnato dal fenomeno delle ripetute ‘stese’, dagli spari in pieno giorno, dai ferimenti di persone innocenti, ma che di fatto ha registrato una flessione dei delitti come non accadeva da anni. Due omicidi in meno di 15 ore ‘aggiustano’ quella statistica virtuosa e fanno ripombare il territorio in quella che è una realtà con la quale bisogna fare i conti. “La camorra non è stata certo sconfitta”. Fu questo il coro unanime del questore di Napoli Antonio De Iesu e del comandante provinciale dei carabinieri Ubaldo Del Monaco, quando ci furono gli incontri finalizzati a tracciare un bilancio criminale di fine anno tra Napoli e provincia. Reati in calo, in particolare le rapine e le estorsioni e soprattutto omicidi in calo. Inutile dire che quei numeri hanno fatto pensare che nella città dai ‘grilletti facili’ c’è spazio anche per la normalità. Due delitti in meno di 15 ore non cancellano quei numeri come uno straccio bagnato su una lavagna, ma fanno riflettere. Cosa è cambiato? Sostanzialmente poco. Si tratta solo dell’altra faccia di quella che è stata definita come ‘fluidità criminale’. Perché la camorra dell’area nord o quella di altre zone, non è monolitica, non lo è mai stata. Alleanze, intese ma anche scontri vedono mutare aggressori, vittime o semplici contendenti. “Quello che era ieri, non è oggi e quello che è oggi forse non sarà domani” si racconta. Piombo contro piombo, sangue contro sangue, si uccide per vendetta. Ma soprattutto si uccide per affari. E’ finito il tempo dei clan-Stato e anche la camorra ha adottato la via del federalismo. Agguati, spari in pieno giorno, morti ammazzati e stese portano a chi vive nei rioni polveriera senso di precarietà e la paura come una costante, quasi un sibilo persistente. Come capita quando ci fischiano le orecchie. Accade così per chi sa che, in qualunque momento, che una moto, un’auto o un killer appiedato potrebbero spuntare da dietro l’angolo sparando all’impazzata, incuranti di chi in quel momento si trova in strada. Scene già viste, paure già provate. Come gli assetti criminali che sembrano avere una struttura dal sapore antico. La fluidità di patti e accordi, vista dall’esterno, appare frenetica come un videoclip, ma è pura politica criminale.