Il razzo cinese (o meglio secondo stadio del razzo cinese – capisco che non è una keyword per il posizionamento in SERP ma tecnicamente è corretto così) non sarebbe mai caduto in Italia. Le probabilità erano già ridicole sul nascere, ma vabbé, è cosa ‘e niente. Erano ancora più evidentemente remote dopo che l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) nel venerdì precedente al rientro aveva chiaramente affermato che, benché comunque persistesse un margine di incertezza legato alle mille variabili in cui un pezzo di razzo in caduta libera potrebbe incappare, era quasi certo cascasse tra Australia e Oceano Indiano. E infatti. Ma vabbé, è cosa ‘e niente. Le agenzie di stampa spiegano di aver ricevuto un comunicato un po’ delirante dalla Protezione Civile che parlava di cose assurde come stare al chiuso alle tre di notte di un sabato in cui il coprifuoco è imposto dalle 22 su tutto il territorio nazionale.
Il razzo ha avuto però un gran merito: quello di accantonare la polemica inesistente quasi quanto la strega cattiva su Biancaneve. Che non è mai stata una polemica. In America non c’era nessuna polemica, solo un pensiero estemporaneo di due redattrici del Gate di San Francisco a margine di una recensione su una nuova giostra di Disneyland. L’abbiamo importata, gasata, pompata dandole una dignità e una considerazione che solo in Italia la dolce Biancaneve si è meritata. Travisando un pensiero su un concetto, quello anacronistico del bacio del vero amore, in una presa di posizione transfemminista. Dando a chi vive di bolle (leggesi Salvini, leggesi Meloni), l’opportunità di allargarle con pochi sforzi, in cambio di una manciata di click che non risolleveranno certo le crisi di introiti dei webzine italiani che – appunto – dovrebbero campare di una fasulla polemica d’importazione su Biancaneve al giorno. Ma vabbé, è cosa ‘e niente.
L’apoteosi di ctrl+C ctrl+V del resto è frutto di una certa mediocrità, sufficienza ad affrontare una professione definita un tempo la più bella del mondo. Copia e incolla Biancaneve, copia e incolla notizie sui razzi cinesi, copia e incolla anche comunicati stampa di Coldiretti, senza porsi domande. Sì, a un certo punto, stretta tra i razzi cinesi e le principesse Disney, è uscita fuori una notizia secondo cui l’Unione Europea avrebbe in serbo di… annacquare i nostri vini. Anatema! Chiaramente, tra la versione sugli scudi di Coldiretti e la realtà dei fatti ci passa un fiume (analcolico). La proposta di annacquare il vino come nelle cantinole di malaffare in realtà è un rigo (uno) di un working paper (ben lontano dall’essere anche solo vagamente al tavolo) che prevederebbe la possibilità in un futuro remoto di permettere ai produttori l’attualmente vietato “ripristino dell’acqua ai prodotti della vite che sono stati dealcolizzati”. Salvo ben specifica segnalazione sull’etichetta. Lo spiega bene un articolo de Linkiesta, poi magari vi giro il link. Insomma, nessuno annacquerà i vostri calici, né tantomeno col bollino “APPROVED” dell’Unione Europea. Ma vabbé, è cosa ‘e niente.
Cercavo scampo tra tutti questi “è cosa ‘e niente” e mi sono imbattuto nella polemica che ha investito Jorit Agoch, che non ha usato parole e termini teneri mentre a Roma lavorava su un murales per Luana D’Orazio. Ho così scoperto che l’autore dei murales di San Gennaro a Forcella, degli atleti al Centro Direzionale, di Kobe Bryant al parco di Via dell’Erba e di tanti altri lavori col placido benestare di enti e istituzioni per un titolista di Donna Moderna è il “Banksy italiano”. Uno di cui non si conosce l’identità. Aggiungendo un altro “vabbé, è cosa ‘e niente” alla collezione in meno di sette giorni. Tutti questi “è cosa ‘e niente” mi ricordano tanto Andrea (Eduardo De Filippo) che, rivolto a Jolanda (Luisa Conte), esclamava che a furia di dire che è cosa ‘e niente, “siamo diventati cosa ‘e niente pure io e te”. Ed era la professione più bella del mondo. Ora è cosa ‘e niente.