MILANO – È ancora il caro energia a scaldare gli animi ormai a due settimane dal voto. Anche il segretario del Pd, Enrico Letta, è in pressing sul governo. Il suo appello arriva da Milano in occasione dell’incontro con gli imprenditori di Assolombarda, prima di dare il via da Brescia all’ecotour elettorale a bordo di un pulmino elettrico: “Se le risposte europee tardano, bisogna che le risposte nazionali siamo più forti”.
Insomma, “chiediamo al governo di essere molto forte e netto nella trattativa europea. Non c’è da aspettare, c’è da intervenire il più presto possibile sia a livello europeo che nazionale”, rimarca il leader del Nazareno. Cambia magari qualche sfumatura, ma la richiesta di un intervento immediato per bloccare i rincari record delle bollette è praticamente unanime. Non le manda a dire il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, a detta del quale “bisogna intervenire subito, deve farlo il governo con un decreto per bloccare i rincari dell’energia. Qualunque strada si decida di adottare, la cosa fondamentale è: facciamolo subito”.
Dal canto suo, il segretario della Lega, Matteo Salvini, si dice “terribilmente preoccupato per la sottovalutazione che si sta facendo dell’emergenza energetica. Si tratta di un secondo Covid. Io non vorrei vincere le elezioni il 25 settembre e vedere che in 50 giorni, prima di arrivare al nuovo governo, avranno chiuso migliaia di imprese”. Un nuovo appello a Palazzo Chigi arriva pure dal leader di Azione e del Terzo polo, Carlo Calenda. L’Europa “non sta facendo” abbastanza, “sta andando troppo lenta” ed “è la ragione per cui credo che il governo Draghi, usando l’extragettito, debba intervenire immediatamente – afferma – appiattendo il costo dell’energia come ha fatto in Germania, almeno fino a ottobre”.
Nel contempo, Salvini lancia un appello a Letta e al presidente del M5S, Giuseppe Conte, a ‘deporre le armi’ su questo tema, perché “la bolletta non è fascista o comunista”. Nel frattempo, fonti di Palazzo Chigi commentano come un “passo molto importante” il Consiglio europeo dei ministri dell’Energia “nella direzione di ottenere un tetto al prezzo delle importazioni di gas. I ministri hanno impegnato la Commissione a presentare una proposta specifica entro metà settembre, insieme ad altre proposte per riformare il mercato dell’energia e ridurre quindi le bollette”.
Intanto, anche l’ultimo sondaggio Quorum/YouTrend assegna il primato nelle intenzioni di voto a Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni è in crescita al 25,3% (24,2% nella precedente rilevazione), seguito dal Pd al 21,2% (21,9%). La Lega registra un 12,9% (13,5%) mentre il M5S ottiene il 13,8% (12,1%). E Forza Italia? È al 7,9% (8,1%) davanti ad Azione/Italia Viva 5,5% (5,2%). Insomma, il quadro non sembra variare più di tanto di settimana in settimana. Ma i giochi si fanno alle urne.
“Questa campagna elettorale può ancora essere ribaltata: è come Napoli-Liverpool: tutti la davano per spacciata e invece ha vinto 4 a 1 facendo squadra e mettendoci personalità”, è la metafora calcistica usata dal ministro degli Esteri e leader di Impegno civico, Luigi Di Maio. “La partita è aperta, perché ci sono il 42% di persone che, rispondendo ai sondaggi, sono indecise: noi convinceremo” gli indecisi, è la sfida lanciata da Letta soprattutto a Meloni. Protagonista di un nuovo botta e risposta a distanza con Salvini.
La leader di FdI, che preme per un disaccoppiamento fra la bolletta del gas e quella dell’elettricità, non vuole sentir parlare di scostamento di bilancio: “Se ci sono strade alternative, è meglio evitarlo. Ho sentito qualche collega dire che se servono 30 miliardi, bisogna metterli. Se non mettiamo un tetto al prezzo del gas hai voglia a mettere 30 miliardi, te ne servono 200”. E, dal canto suo, il segretario del Carroccio sbotta: “Se l’alternativa è chiudere oppure metterci dei soldi per permettere di lavorare, è chiaro che preferisco mettere 30 miliardi adesso e non 100 miliardi di disoccupazione fra alcuni mesi. È il ragionamento di un normodotato, non di un laureato alla Bocconi”.