Purtroppo è successo. Il fuoco divampa in Medio Oriente, la guerra si estende dall’Ucraina alla Palestina fino all’Iran, Stato, quest’ultimo, che può considerarsi il vero mandante di un nuovo, ennesimo conflitto, prima agendo in modo coperto poi palese con il lancio di missili e droni su Israele, oltre alle minacce contro la Giordania qualora scegliesse di schierarsi con Tel Aviv. Insomma il fideismo musulmano degli ayatollah di professione sciita sta dando i propri frutti e la jihad islamica (la guerra agli infedeli) si esprime nuovamente in termini squisitamente militari. Non è servito eradicare le bande di Bin Laden né reprimere le rivoluzioni musulmane in alcuni paesi arabi ritenuti “moderati” per porre fine ad uno scontro di religione che affonda le radici e si nutre nella inconciliabilità tra civiltà politiche e socio culturali diverse. Coloro che in nome dell’accoglienza umanitaria e della convivenza multietnica si sono illusi che fosse possibile conciliare concezioni del mondo tanto in antitesi tra loro, ha provocato anche una debolezza nel modo di sentire e di essere degli europei. Se i politici sono attenti e sensibili alle opinioni pubbliche perché da queste proviene la scelta elettorale che ne determina la conquista del potere governativo e ne legittima l’esercizio, ben si comprende come essendo stata condizionata l’opinione pubblica così si condizionano i governi europei. Lo abbiamo detto già per quanto riguarda il movimento pacifista, la sua composizione e lo strabismo politico che lo condiziona. Lo ripetiamo per l’opinione pubblica europea che viene condizionata allo stesso modo. Aver imbarcato, per decenni, nel vecchio continente diverse decine di milioni di musulmani e di migranti provenienti dal medio Oriente, ha sostanzialmente orientato le popolazioni europee a parteggiare per le ragioni dei nemici di Israele e degli Stati Uniti. Un cambiamento che ha culturalmente cancellato l’eredità benemerita degli Americani che pure liberarono i paesi occidentali dal nazifascismo, sfamati con il piano Marshall e cancellato il debito di guerra, sbiadito anche il ricordo delle persecuzioni e la ghettizzazione subita nei secoli proprio dal popolo ebraico. Per quanto riguarda la religione si è sottovalutato che quella islamica porta con sé un retaggio di comportamenti violenti e codici morali inaccettabili per chi vive in Stati democratici e liberali, gestiti nel rispetto dei diritti umani e della libertà di scelta. Concorre a questa sottovalutazione delle cose anche il lassismo caritatevole della Chiesa di Bergoglio che poco si è curata delle diversità esistenti e degli insegnamenti che Papa Ratzinger ha opportunamente incartato nel discorso di Ratisbona. Secondo Benedetto XVI, infatti, le weltanschauung, intesa come concezioni del mondo, della vita, e della posizione in esso occupata dall’uomo, sono profondamente diverse tra le religioni tolleranti e quelle intolleranti, tra quelle che predicano l’amore e la fratellanza e quelle che prevedono la vendetta e la punizione nei confronti di chi è considerato infedele. Insomma alla fine sono state eradicate le radici cristiane dell’Europa e tutto quello che ne è scaturito in termini di concezione dello stato delle libertà e dei diritti umani, posti a base delle Carte Costituzionali delle nazioni occidentali. Se l’opinione pubblica europea, già fiaccata nel carattere dall’opulenza di vita, dalla tolleranza anche verso gli intolleranti, dalla promiscuità culturale e religiosa, sceglie le soluzioni pacifiste ad oltranza, per garantirsi il quieto vivere, la partita sarà persa in partenza. Se la parte di popolazione immigrata e stabilizzata, che si abbevera ad altri precetti religiosi e visioni estranee al nostro portato storico-politico, si organizza in blocco sociale protestatario, i governi europei saranno titubanti se non paralizzati. Le Chiese si svuotano e le Moschee si riempiono e questo è un elemento da considerare per ciò che ne discende anche sul piano dei valori dei diritti che sono consustanziali alla religione ed al nostro modello di Stato e di società. Insomma aumenta il seme della diversità che in questi frangenti è anche un seme di discordia operativa tra i Paesi europei e le risposte scelte dai loro governi. Più che i missili dei tiranni religiosi iraniani dobbiamo temere questi pericoli che nel medio lungo termine ci trasformeranno nel nostro stesso modo di essere e valutare le cose. Che questo non lo comprenda la politica, ormai orfana di statisti e zeppa di mezze calzette rispetto ai giganti del pensiero europeista del passato, dovrebbe comprenderlo anche la Chiesa Cattolica che per noi credenti è custode e testimone non solo della carità dell’accoglienza ma anche della guida spirituale, morale e sociale dei suoi fedeli. Insomma non basta armare l’Europa, oppure limitarci a sostenere i paesi aggrediti (Ucraina e Israele) fornendo sistemi armati. Occorre recuperare i valori europei e la voglia di battersi per difenderli, anche separando (pacificamente) il grano dall’oglio.
*già parlamentare
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