Ex Ilva, la procura di Milano apre un fascicolo sull’acciaieria di Taranto

I giudici vogliono valutare se il passo indietro di Arcelor Mittal può costituire reato.

Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse 08-11-2019 Taranto, Italia Politica Il presidente Giuseppe Conte incontra gli operai dell'ex IlvaDISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE - Obbligatorio citare la fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili

MILANO – La Procura di Milano ha aperto un fascicolo sulla gestione dell’acciaieria di Taranto. A renderlo noto è il procuratore capo Francesco Greco con una nota ufficiale. Quello sull’ex Ilva per ora è un fascicolo senza indagati né ipotesi di reato. La Procura inoltre si costituisce in giudizio e parteciperà alla causa per la rescissione del contratto posto in essere tra il colosso Arcelor Mittal e la gestione commissariale, la quale ha già avviato diversi ricorsi.

La Procura vuole vederci chiaro

Il fascicolo è stato affidato ai pubblici ministeri Clerici e Civardi mentre le indagini saranno condotte dalla Guardia di finanza. Un mossa, quella dei giudici milanesi, arrivata poco dopo l’annuncio del colosso franco-indiano di spegnere gli impianti tarantini progressivamente ed entro l’inizio del 2020. Al centro dell’inchiesta appena avvita c’è il contratto di affitto tra la gestione commissariale della fabbrica e Arcelor Mittal. La domanda che si pongono i giudici è questa: il passo indietro configura qualche reato? “La Procura di Milano – spiega la nota di Greco – ravvisando un preminente interesse pubblico relativo alla difesa dei livelli occupazionali, alle necessità economico-produttive del Paese, agli obblighi del processo di risanamento ambientale, ha deciso di esercitare il diritto-dovere di intervento» previsto dal codice di procedura civile «nella causa di rescissione del contratto di affitto d’azienda promosso dalla società Arcelor Mittal Italia contro l’amministrazione straordinaria dell’Ilva”.

Il governo studia una strategia

Intanto il governo Conte continua a studiare la strategia per evitare la chiusura dell’impianto con annesso dramma sociale e la perdita, considerando anche l’indotto della fabbrica, di oltre 20mila posti di lavoro. Allo stesso tempo, bisogna immaginare una strategia che comprenda anche la riconversione ambientale degli impianti, questione assai complessa e di non poco conto.

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