False fatture, condannati i genitori di Renzi. Il padre: “Dimostrerò la totale innocenza”

Foto Bianchi/Lo Debole LaPresse Nella Foto Tiziano Renzi Photo Bianchi/Lo Debole LaPresse 30/08/2016 Rignano sull'Arno - Florence Politic Festa dell'Unita,Met there is an Italy that says Yes, with Undersecretary Luca Lotti In the pic Tiziano Renzi

FIRENZE – Sono da poco passate le 16.30 quando nell’aula 5 del tribunale di Firenze il giudice Fabio Gugliotta legge il dispositivo della sentenza: condanna a un anno e nove mesi, con sospensione condizionale della pena, per Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, e condanna a due anni per Luigi Dagostino. Si chiude così il primo atto del procedimento che vede i genitori dell’ex segretario Pd accusati per false fatture insieme all’imprenditore Dagostino, accusato anche di truffa aggravata. Il giudice ha accolto le richieste del pm Christine Von Borries che aveva chiesto una condanna a un anno e nove mesi per i coniugi Renzi e a due anni e tre mesi per Luigi Dagostino.

“Ho il dovere di credere nella giustizia italiana, oggi più che mai – ha commentato Tiziano Renzi E continuo a farlo anche se con grande amarezza. Perché i fatti sono evidenti: il lavoro che mi viene contestato è stato regolarmente svolto, regolarmente fatturato, regolarmente pagato. Nessuno può negare questo e sono certo che i prossimi gradi di giudizio lo dimostreranno. Nell’attesa presenteremo immediatamente l’appello. Almeno è stato appurato che non c’è un neanche un centesimo di evasione: passerò i prossimi anni nei tribunali, ma dimostrerò la totale innocenza”.

Nelle loro arringhe difensive, i legali dei coniugi, confutando punto per punto le accuse, avevano chiesto l’assoluzione dei loro assistiti “perché il fatto non costituisce reato”, mentre la difesa di Dagostino aveva chiesto di assolvere l’imprenditore “perché il fatto non sussiste”. Dopo la sentenza, le difese hanno annunciato che presenteranno ricorso in appello. L’avvocato Lorenzo Pellegrini, difensore di Laura Bovoli, ha comunicato il dispositivo ai coniugi Renzi e ha detto ai giornalisti che “sono assolutamente tranquilli”.

I fatti al centro delle indagini risalgono al 2015, quando l’imprenditore Luigi Dagostino era amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell’outlet The Mall di Leccio di Reggello (Firenze), avrebbe incaricato le società Party ed Eventi 6, entrambe facenti capo ai Renzi, di studi di fattibilità per lavori all’outlet.

Le fatture considerate false e oggetto del processo, perché secondo l’accusa non corrisponderebbero a prestazioni realmente effettuate, sono due: una da 20mila e l’altra da 140mila euro più Iva. Le fatture vennero pagate alla società Party srl (quella da 20mila euro) e alla Eventi 6 srl (quella da 140mila euro) nel luglio 2015.

Nel corso della sua requisitoria, il pm ha ricostruito che la fattura di 20mila euro emessa dalla società Party srl, amministrata da Laura Bovoli, fu pagata da Luigi Dagostino il 17 giugno 2015, lo stesso giorno in cui l’imprenditore pugliese fu ricevuto a Palazzo Chigi. Il pm Von Borries ha citato un atto estraneo al processo fiorentino e relativo a un’inchiesta della procura di Trani da cui emerge che nel 2015 Dagostino si era rivolto a Tiziano Renzi, che aveva conosciuto l’anno precedente, per chiedergli di fissare un appuntamento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con l’allora sottosegretario Luca Lotti, considerato il braccio destro di Matteo Renzi.

L’incontro a Palazzo Chigi avvenne il 17 giugno 2015

Secondo la ricostruzione del pm fiorentino, l’incontro durò circa 40 minuti e nello stesso giorno Dagostino saldò la fattura a Bovoli. All’incontro nell’ufficio di Lotti a Palazzo Chigi, ha precisato il pm Von Borries, intervennero anche Antonio Savasta, all’epoca pm a Trani, e l’avvocato Ruggero Sfrecola. A sollecitare l’incontro a Dagostino con Lotti sarebbe stato il suo avvocato. In quel periodo Savasta indagava su un giro di fatture false in Puglia che coinvolgeva anche Dagostino. Il pm Von Borries ha anche ricostruito “i tanti incontri incastrati con l’emissione delle fatture false” tra Tiziano Renzi e Dagostino, avvenuti soprattutto a Roma con esponenti della politica e “anche con pubblici ufficiali”.

L’incontro tra Dagostino e Luca Lotti, secondo i legali degli imputati, non ha nulla a che fare con il processo a Firenze. “E’ una coincidenza temporale, che non è esposta nel capo di imputazione e che quindi non ha il benché minimo riferimento e rilevanza rispetto a questa vicenda”, ha commentato l’avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi.

“In questo processo non c’è nessun atto che faccia riferimento a quello di cui ha parlato la pm questa mattina e, infatti, gli abbiamo contestato la non conferenza di questi richiami a palazzo Chigi, a Lotti, a Sfrecola a Savasta. Sono oggetto di altre indagini e altri procedimenti che qui assolutamente non hanno nessuna attinenza con questo processo”, ha aggiunto l’avvocato Alessandro Traversi, che difende Dagostino. (LaPresse)

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