NAPOLI – Una telefonata al ‘118’ concitata. Poche parole. “Ho picchiato mia moglie, non respira più”. La chiamata è partita da una piccola casa dei ‘bipiani’ di corso Mianella, civico 115, un inferno grigio e popolare. Case tutte vicine, in fila sui ballatoi, quasi senza soluzione di continuità, quasi senza soluzione di ‘intimità’. Ci si conosce un po’ tutti quando si vive in contesti popolari così caratterizzati. Dove i cinquanta metri quadrati di una casa stanno stretti a una famiglia e, gioco forza, si devono cercare delle ideali prolunghe all’esterno. La chiamata è partita alle 13 e 25. I soccorsi sono arrivati in fretta e sul posto hanno trovato l’uomo che aveva telefonato, Vincenzo Lopresto, 41 anni compiuti da pochi giorni, in stato confusionale sul divano. A terra, in camera da letto, c’era Fortuna Bellisario, la moglie di Vincenzo, in condizioni disperate. Il suo cuore si è fermato durante le manovre che il personale medico stava effettuando per rianimarla.
La discussione che ha scatenato l’ira
Trentasei anni, fisico esile. A monte della tragedia un litigio tra i due che è stato fatale, generato da un movente di tipo passionale. La donna avrebbe detto al 41enne di essere innamorata di un altro. Lui, Vincenzo, ha un fisico grosso e prestante e i suoi colpi, sferrati con una stampella metallica che gli occorreva per deambulare, potrebbero avere avuto un effetto devastante. Diciamo ‘potrebbero’, semplicemente perché la certezza sulla causa della morte di Fortuna la si avrà soltanto con l’autopsia che si terrà presso il II Policlinico dove il corpo è stato trasportato.
L’intervento della polizia
Gli agenti di polizia intervenuti sul posto hanno lavorato per ricostruire quanto accaduto, hanno isolato la zona per i rilievi. Hanno parlato con Vincenzo che si è consegnato loro praticamente subito. Poi sono iniziate le domande, quelle che tendono a fare luce sull’ennesima tragedia di genere. Sull’ennesimo omicidio che cade, come un’atroce coincidenza, nello stesso giorno in cui a Melito sono svolti i funerali di Norina Matuozzo, la 33enne uccisa sabato con tre colpi di pistola dal marito Salvatore Tamburrino. Ma questa è un’altra storia. Si analizzano i fatti, si incrociano le ricostruzioni di chi li conosceva. Qualcuno li chiamava “piccioncini” perché, ricorda “stavano sempre mano nella mano”, ma la realtà di quel ménage aveva altre sfaccettature. C’è chi parla di una donna succube del suo ‘lui’, di litigi frequenti. Figlio di un ex dipendente del 118, Vincenzo non aveva un impiego stabile. Abitava in corso Mianella insieme alla madre, alla moglie e ai tre figli, tutti minorenni, il più piccolo dei quali ha soltanto 7 anni.
La madre di lui presente in casa: colta da malore
All’aggressione, o meglio, alla tragedia, avrebbe assistito proprio la madre di Lopresto che, poco dopo, è stata colta da malore e trasportata in barella proprio dai medici del 118. Non avrebbero assistito invece i figli, ma rispetto a questa circostanza ci sono dei punti ancora oscuri. Una piccola folla silenziosa si era radunata fuori all’appartamento. Qualcuno in tuta, qualcun altro in vestaglia. Inizialmente in silenzio, o quasi. La rabbia è esplosa nei confronti di Vincenzo Lopresto quando è stato accompagnato fuori dalle forze dell’ordine, caricato in una volante e portato via con la sirena accesa. Poco dopo sono usciti anche i figli che sono stati trasportati altrove. Adesso il lavoro dell’autorità giudiziaria – che ha disposto l’arresto del 41enne per “omicidio doloso aggravato dalla crudeltà” – sarà di ricostruzione, di confronto, di comparazione. Perché c’è stata una tragedia – e questo è palese – ma bisognerà capire se la morte di una giovane donna di nome Fortuna, avrebbe potuto essere evitata.