Fi, Brunetta spariglia: “Via sovranismo, serve una nuova coalizione per Draghi”. Sperano i centristi

Foto Ettore Ferrari / LaPresse / POOL in foto Renato Brunetta

ROMA – Il sovranismo “porterà il Paese a sbattere” per questo serve una nuova coalizione a sostegno di Draghi, che scomponga le attuali forze politiche e le ricomponga intorno a tre poli europei: socialista, liberale, popolare. Renato Brunetta getta benzina sul fuoco, come se la tensione nel centrodestra non fosse già abbastanza ‘infuocata’.

Il ministro della Pa, reo di aver disatteso le richieste di Silvio Berlusconi e essersi schierato a favore delle parole al vetriolo di Mariastella Gelmini – contro la dirigenza di Forza Italia e contro la deriva ‘sovranista’ del partito – oggi esce allo scoperto e indica la via. “Mi rivolgo ai partiti, a partire dal mio. Lancio un appello alle donne e agli uomini di buona volontà, ai ‘liberi e forti’ di sturziana memoria. Torniamo ai fondamentali, alle grandi famiglie politiche che hanno costruito l’Europa e le sue istituzioni nel dopoguerra: la famiglia dei popolari, quella liberale e quella socialista. Queste tre culture politiche adesso possono ricostruire l’Italia del futuro. Con Draghi”, scandisce sulle pagine di Repubblica.

Il deputato azzurro, berlusconiano fino al midollo, interviene all’indomani dello strappo e porta sul piatto un pietanza che praticamente svela dove vorrebbero andare i tre ministri dissidente: Carfagna, Gelmini e lui stesso. Costruire un nuovo polo formato “partiti all’altezza di Draghi”, con Lega e Fdi fuori dalla squadra visto che, puntualizza, Salvini “ha annunciato la volontà di rinsaldare l’alleanza con Le Pen in un nuovo gruppo” e “Meloni va a fare i comizi con Santiago Abascal”.

Il concetto insomma è chiarissimo e non piace al leader della Lega che subito interviene: “Parlerò col ministro Brunetta per cercare di capire cos’ha in testa”. La tensione, dunque, resta alta, anzi altissima, anche se da Arcore la strategia resta quella di minimizzare. “Non vanno da nessuna parte”, è il refrain consapevoli che uscire da Forza Italia, oggi, vorrebbe dire anche lasciare l’esecutivo dei migliori e con la legge elettorale non essere neanche rieletti nel 2023. E se da una parte si riduce il malcontento a una manciata di parlamentari, da fonti vicine all’ala moderata trapela che “ci sono 25 deputati e un numero in crescendo di senatori”.

Per ora, tuttavia, la resa dei conti non è stata ancora fissata, si conta che il confronto ci sia in una riunione la prossima settimana tra Salvini e Berlusconi con i ministri azzurri e leghisti. “Rafforzare il #centrodestra di Governo? Ottimo. Finalmente si imbocca la strada che suggerii già a giugno: un coordinamento a livello di partiti, gruppi parlamentari e governo. E se anzi si fosse partiti prima, ci saremmo risparmiati inutili tensioni su green pass e vaccini”, scandisce Brunetta, rilanciando un articolo del quotidiano Il Foglio. Ma l’incontro ancora non figura in agenda.

I malumori sono sotto osservazione, ma non solo in casa del centrodestra. Le parole del titolare alla Pa scatenano i centristi: “Mi pare che in una parte di FI stia maturando la consapevolezza che con i Sovranisti non si governa. Spero che il PD riuscirà a fare lo stesso. Almeno nei confronti dell’ala più estrema dei 5S. Buone notizie”, cinguetta Carlo Calenda, leader di Azione. E fanno pensare le parole di Giuliano Urbani, fondatore di Fi, che sulle pagine dell’Huffingtonpost plaude: “È illuminante che l’abbia detto Brunetta, uomo che da giovane ha dato vita all’importante ala liberal-socialista del Psi con De Michelis. È sintomatico che sia lui a sentirne il bisogno. Ritiene evidentemente che il partito vada rifondato e ricostruito”.

L’uomo, che avviò il sogno azzurro, non risparmia neanche Berlusconi a cui sostanzialmente toglie lo scettro dei moderati: “Il premier è il leader naturale di quel bacino. Non entusiasma le folle perché è freddo, ma oggi incarna meglio di chiunque altro il liberalismo moderato”.(LaPresse)

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