“Il male che può venirci addosso è un male grande che riguarda tutti noi”. Sono le parole di Silvio Berlusconi usate nella parte finale del suo discorso, quando aveva concluso di leggere il messaggio preparato col suo staff. Dopo il Pd ha incontrato con l’ex ministro Maria Stella Gelimini e Antonio Tajani il presidente della Repubblica. Comunicata la sua fiducia riposta in Sergio Mattarella, spiegato il proprio desiderio di attivare un governo di centrodestra, fuori copioni ha consumato pochi secondi, con toni quasi sacrali, per mettere in guardia gli stessi cronisti che lo ascoltavano commentare il colloquio avuto con il Capo dello Stato: “Attenzione al futuro, ci sono dei programmi in giro che mettono fine al mondo dell’editoria: non solo quella della televisione, ma pure della carta stampata”.
Un monito apparentemente slegato dal resto del discorso, ma invece diretto ai grillini e alle loro intenzioni di tagliare il fondo all’editoria e alle loro altre idee tecnologiche nella gestione della comunicazione.
“L’esperienza appena conclusa – ha chiarito Berlusconi – dimostra che i progetti di governo si fanno con i tempi e con le idee compatibili, non dopo il voto ma prima. Quindi un governo non può nascere in laboratorio, se basato solo su un contratto. Occorre realizzare in Parlamento una maggioranza di centrodestra che corrisponda al sentire degli italiani. Qualora non fosse realizzabile la strada maestra è il voto anticipata. Dopo tanto avventurismo il Paese ha bisogno di un Governo stabile, solido, coeso, con un programma coerente, con una forte legittimazione democratica. Noi – ha aggiunto l’ex premier – proponiamo il modello del centrodestra che funziona da 25 anni. Siamo alla vigilia di una manovra che ci ha trasformati in osservati speciali. I 14 mesi di Governo hanno indebolito pesantemente l’economia italiana. Esiste il rischio concreto che si ricorra a una patrimoniale che metterebbe in pericolo le prospettive di crescita”.