Signori si comincia, ce n’è per tutti i gusti. O quasi. Parte la settimana calda: a Firenze oggi apre la Leopolda di Renzi che lancia un segnale forte agli ex compagni del Pd e domani a Roma sfila il centrodestra unito con il leader Salvini a fare da traino.
Apre la Leopolda
E’ la numero 10: l’appuntamento che Matteo Renzi ‘volle, fortissimamente volle’ nell’ex stazione Leopolda di Firenze. Oggi l’ex premier giunge con la sua nuova creatura, quella ‘Italia Viva’ che dovrà portarlo (almeno queste sono le sue recondite aspirazioni) a presidente del Consiglio, dopo aver gettato dalla torre il Conte-bis. Comincia oggi, dunque per una tre giorni che abbasserà il sipario domenica con l’intervento del suo leader-fondatore. Si teme poca affluenza, quell’aria di protesta proveniente dal vicino Pd, anche se i 20mila e oltre iscritti la dicono lunga. E domani sarà anche il giorno del simbolo, quello che dovrà rappresentare, per i prossimi anni il nuovo progetto politico.
San Giovanni ‘rinasce’
E’ la piazza più grande della Capitale che domani, di sicuro, apparirà come un misero budello, tanta sarà l’affluenza di italiani veri che vorranno sancire, con la loro presenza, la protesta verso l’inciucio di Palazzo Chigi. E per i romani che daranno la spallata definitiva alla sindaca Virginia Raggi incapace di condurre per mano la Capitale per eccellenza, una volta ‘Caput mundi’ e oggi miseramente città della ‘monnezza’, dei rom e dei disoccupati.
La storia si ripete
Tredici anni fa, era il 2 dicembre del 2016, fu Forza Italia con il leader Silvio Berlusconi a far tracimare la piazza, in protesta dell’allora governo delle tasse griffato Romano Prodi. Oggi al posto di Berlusconi, in evidente decadenza fisica ma soprattutto di leadership, c’è una forza fresca, prorompente, energica, che mette gli italiani prima di ogni cosa: la Lega di Matteo Salvini. E’ lui che fa da traino a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e a Forza Italia di Silvio Berlusconi, simbolo quest’ultima di quella politica liberal-doppiopettista ormai ‘inacidita’ e fuori tempo.
Il popolo della destra
E’ il popolo della destra, che domani sfilerà a Roma, come quel 28 ottobre di 97 anni fa. Perché se la ‘Storia si ripete’, domani sarà il giorno della verità. Quello degli italiani che dicono ‘sì alle elezioni’ contro gli inciuci delle stanze di Palazzo Chigi per la salvaguardia delle poltrone, che vogliono, anzi esigono l’elezione diretta del Capo dello Sato. Che dicono ‘no’ alle tasse, ‘no’ ai porti aperti “perché l’Italia non ri-diventi il Lazzaretto dell’Europa” e ‘no’ alla Legge Fornero.
“L’appuntamento dell’orgoglio”
Lo ha così definito Matteo Salvini quello di domani pomeriggio alle 15 in piazza San Giovanni a Roma. Lui che ha dato il là all’iniziativa subito abbracciata da Fratelli d’Italia e poi condivisa, dopo qualche tentennamento, da Berlusconi. Un appuntamento per dire ‘no’ anche alla manovra appena partorita da Conte e ‘compagni’ che sa tanto di super-tassazione a danno del ceto medio. L’altro ‘no’ sarà solo e soltanto per i romani, che chiederanno la ‘testa’ di Virginia Raggi, una volta e per tutte.