Elettrodomestici ‘usa e getta’, riparararli può salvare il pianeta

I costi alti scoraggiano i consumatori: fino a 300 euro per aggiustare uno smartphone. La Commissione europea ha varato le nuove regole: dal 2021 le aziende dovranno produrre i pezzi di ricambio per 10 anni dall’uscita nei negozi

Telefonino guasto, acquistato appena un anno prima. Costa troppo ripararlo, meglio comprarne uno nuovo. Una considerazione che abbiamo fatto tutti almeno una volta nella vita. Il problema non riguarda solo i piccoli elettrodomestici come telefonini e asciugacapelli, ma anche quelli di grandi dimensioni: frigoriferi, lavatrici, televisori, forni.

E non è solo una questione di costi alti, spesso è difficile anche solo reperire i pezzi di ricambio. E’ un disagio che caratterizza il nostro tempo, quello del consumismo sfrenato e del sistema ‘usa e getta’ che caratterizza tutti gli aspetti della vita quotidiana. Gli strumenti elettronici guasti finiscono nella pattumiera e vanno smaltiti. Entrano in un sistema di trattamento dei rifiuti che ha costi altissimi e che, inoltre, fa crescere di anno in anno i cumuli di materiali ferrosi. La produzione di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (i cosiddetti Raee) aumenta di anno in anno con una crescita di circa il 5% all’anno e si stima che raggiungerà le 12 milioni di tonnellate entro il 2020.

In un mondo sempre più sensibile al tema ambientale anche l’abuso della tecnologia finisce nel mirino degli attivisti, che invitano all’acquisto ‘etico’ dei beni di consumo. Sotto accusa la cosiddetta ‘obsolescenza programmata’ delle multinazionali che producono gli strumenti tecnologici. L’espressione, secondo la definizione fornita dall’enciclopedia Treccani, indica il processo mediante il quale vengono suscitate nei consumatori esigenze di accelerata sostituzione di beni tecnologici o appartenenti ad altre tipologie. Tale processo viene attivato dalla produzione di beni soggetti a un rapido decadimento di funzionalità, e si realizza mediante opportuni accorgimenti introdotti in fase di produzione (utilizzo di materiali di scarsa qualità, pianificazione di costi di riparazione superiori rispetto a quelli di acquisto, ecc.), nonché mediante la diffusione e pubblicizzazione di nuovi modelli ai quali sono apportate modifiche irrilevanti sul piano funzionale, ma sostanziali su quello formale.
Contro questo sistema degli sprechi si sta muovendo l’Europa. La Commissione Ue di recente ha approvato nuove regole che obbligano le aziende a garantire ai consumatori pezzi di ricambio per tv, frigoriferi e altri elettrodomestici.

Le misure si applicheranno a partire dal 2021 ai prodotti commercializzati nel mercato continentale, e obbligano le aziende a garantire ai consumatori pezzi di ricambio fino a 10 anni dall’acquisto. ”Queste misure possono far risparmiare alle famiglie europee in media 150 euro all’anno e contribuire a un risparmio energetico pari al consumo annuo di energia dell’intera Danimarca entro il 2030”, ha detto il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, annunciando le misure.

Nell’attesa che la nuova normativa produca i suoi frutti i costi per le riparazioni restano altissimi. Per quanto riguarda gli smartphone, per riparare i danni del gettonatissimo ‘melafonino’ Iphone si va dai 29 euro, con copertura della garanzia, a ben 361 euro (i costi crescono in base al modello) per la sostituzione dello schermo. Stesso discorso per la batteria, si va da zero a 75 euro, mentre per l’Ipad da 0 a 79 euro. Per riparare altri guasti i costi vanno dal 49 euro a 331 euro, per gli ultimi modelli del dispositivo. Per gli altri marchi i costi sono diversi. Per quanto riguarda gli smartphone della Samsung per riparare lo schermo di un Galaxy S10 si paga 415 euro, contro i 50 di un Galaxy A10. Passando agli elettrodomestici di grosse dimensioni, per riparare un frigorifero che presenta problemi di raffreddamento si paga circa 230 euro, e 100 euro per sostituire la guarnizione danneggiata del freezer. Per le lavatrici che presentano una perdita d’acqua dal cestello del detersivo i costi sono di circa 130 euro, 140 per aggiustare un cestello che non gira. Gli importi sono indicativi, e possono variare in base all’entità del danno. Ma i prezzi a tre cifre troppo spesso scoraggiano i consumatori che, piuttosto che rischiare di perdere tempo e denaro per riparare, preferiscono buttare gli elettrodomestici, e correre al centro commerciale per comprarne di nuovi.

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