La Corte di Cassazione ha condannato a cinque anni e dieci mesi l’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni nell’ambito del processo sui presunti fondi neri della Maugeri. In appello era stato condannato a sette anni e sei mesi.
Il pg Luigi Britteri aveva chiesto per l’ex governatore il “massimo della pena”
Per la pubblica accusa Formigoni è stato protagonista di un “imponente patto corruttivo” con “asservimento della funzione pubblica agli interessi” del San Raffaele e della Fondazione e avrebbe “barattato la sua funzione” di pubblico ufficiale, mettendola al servizio di interessi privati. I difensori di Formigoni, gli avvocati Franco Coppi e Luigi Stortoni, avevano chiesto invece che la sentenza della Corte d’Appello di Milano venisse annullata con rinvio.
Le tappe del processo
Il 13 aprile 2012, con l’accusa di avere distratto 56 milioni di euro dalle casse del polo ospedaliero di Pavia, vengono arrestati nell’ambito l’ex assessore alla Sanità Antonio Simone, il direttore amministrativo della struttura sanitaria Costantino Passerino, il consulente Gianfranco Mozzali, il commercialista Claudio Massimo e l’uomo d’affari Pierangelo Daccò.
Ai domiciliari va il presidente della Fondazione, Umberto Maugeri
Le accuse mosse a vario titolo dalla procura di Milano sono riciclaggio, appropriazione indebita, associazione per delinquere, frode fiscale, fatture false. Trai nomi che compaiono nelle carte, anche quello del presidente di Regione Lombardia, Roberto Formigoni. La notizia compare su diverse testate giornalistiche, e il ‘Celeste’ da mandato ai suoi avvocati di querelare i media che “hanno parlato delle vicende legate alla Fondazione Maugeri come di vicende riguardanti la Regione Lombardia”.
Dopo diversi mesi di indagini, il sequestro di una barca di 30 metri, mille bottiglie di vini pregiati per un valore di oltre 300mila euro, 34 immobili, auto, moto e quote di società, una cinquantina di conti correnti e diversi faldoni di carte, il 22 luglio 2012 l’allora procuratore Edmondo Bruti Liberati ha fatto sapere con un comunicato che anche Formigoni era indagato per corruzione aggravata dal carattere transnazionale.
Per i pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta, l’ex governatore avrebbe favorito con 15 delibere del Pirellone la Maugeri in cambio di una linga lista di benefit e “utilità” per un valore complessivo di 8 milioni di euro. Tra questi, figurerebbe anche un maxi sconto praticato dall’imprenditore Pierangelo Daccò al commercialista Alberto Perego, amico di Formigoni e ‘Memores Domini’ di Comunione Liberazione come lui, per l’acquisto di una villa sul golfo di Arzachena in Sardegna, dove l’ex governatore e i suoi amici trascorrevano le estati.
Le prime condanne
Il 12 febbraio 2013 i pm hanno notificato l’avviso di chiusura indagini a Formigoni e a altre 16 persone tra cui, oltre a Dacco‘, Simone e agli ex vertici della Maugeri, anche il segretario generale della Regione Nicola Maria Sanese e Carlo Lucchina, l’ex direttore generale della sanità della Regione Lombardia.
Dopo una serie di intoppi e rinvii, il 3 marzo 2014 la Procura chiede il rinvio a giudizio per Formigoni e altre 12 persone. Il 10 aprile 2014 il Tribunale di Milano dispone il sequestro preventivo di tutti i conti dell’ex governatore per un valore di 49 milioni di euro.
Paolo Mondia, braccio destro del direttore amministrativo della Maugeri Costantino Passerino, e il manger Gianfranco Parricchi patteggiano davanti al gup Paolo Guidi le pene di un anno e dieci mesi e due anni e quattro mesi. Pochi giorni dopo anche la fondazione San Raffaele patteggia un milione di euro di sanzione pecuniaria e altri 9 milioni le vengono confiscati.
Il 18 novembre 2015, invece, a patteggiare è l’ex presidente della Fondazione, Umberto Maugeri, che si accorda con la Procura per una pena di 3 anni e 4 mesi e un risarcimento di 3 milioni e 850mila euro. Formigoni, invece, in aula tenta difende il proprio operato.
Il 15 aprile 2016 la Procura sollecita una condanna a 9 anni di carcere
Quella dell’ex governatore “è stata una gravissima corruzione sistemica durata dieci anni che ha assunto le forme dell’associazione a delinquere con importi enormi messi in gioco – dice il pm Pedio – . Questo processo ha dimostrato quanto la corruzione possa essere devastante per il sistema economico: settanta milioni sono usciti dalle casse dello Stato per essere usati in una serie di benefit, due enti erogatori, San Raffale e Maugeri al collasso, imprenditori che hanno depredato i loro enti. Il modo di operare dei componenti dell’associazione a delinquere è stato un cancro“.
Il 22 dicembre 2016 Formigoni viene condannato dai giudici della decima sezione penale di Milano a 6 anni di carcere per corruzione, mentre per i giudici non è provata l’accusa di associazione a delinquere.
Il 22 maggio 2018, nel corso del processo d’appello, i coimputati Daccò e Simone decidono di patteggiare rispettivamente 2 anni e sette mesi e 4 anni e otto mesi di carcere. Anche Formigoni chiede di patteggiare ma la Procura rigetta l’istanza perché non ritiene congrua la pena.
La sentenza arriva il 19 settembre 2018
I giudici della Corte d’Appello portano la pena di Formigoni a 7 anni e mezzo di carcere. Il 21 febbraio 2019 la Corte di Cassazione condanna Formigoni a 5 anni e 10 mesi e la sentenza diventa definitiva.
(LaPresse)