Frosinone, Operazione ‘Acquanera’ della Forestale: sequestrato depuratore

I militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone stanno eseguendo un’ordinanza di applicazione di misure cautelari consistenti in 3 arresti domiciliari, un obbligo di dimora e un divieto di dimora, nonché il sequestro di depuratore consortile nel cassinate, per il reato d’inquinamento

Foto LaPresse/Ufficio Stampa Carabinieri

ROMA – I militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone stanno eseguendo un’ordinanza di applicazione di misure cautelari consistenti in 3 arresti domiciliari, un obbligo di dimora e un divieto di dimora, nonché il sequestro di depuratore consortile nel cassinate, per il reato d’inquinamento. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per l’amministratore delegato, per il responsabile impiantistico e per il responsabile dell’area tecnica della società che gestisce il depuratore consortile. L’obbligo di dimora è stato disposto per l’ex project manager e il divieto di dimora per l’ex responsabile dell’impianto di depurazione. I fatti contestati risalgono al 2020-2021, e riguardano la società che gestisce il depuratore consortile, che convoglia i reflui di alcune aziende e comuni del cassinate. In particolare sono stati svolti campionamenti sul corso d’acqua Rio Pioppeto, nel quale il depuratore scarica i propri reflui, sia presso lo scarico finale dell’impianto sia a monte che a valle.

Dagli accertamenti svolti emerge innanzitutto la continua, e significativa, violazione dei limiti tabellari stabiliti per i reflui dello scarico finale del depuratore consortile; in secondo luogo i campionamenti a monte e a valle hanno rilevato fortissime differenze qualitative delle acque del Rio Pioppeto, proprio in riferimento ai parametri riscontrati nel reflui di detto scarico; infine, anche visivamente, lo stato del corso d’acqua si mostrava colmo di schiume e melme, spesso accompagnato da forti odori. Le indagini hanno dimostrato come la situazione fosse ben nota agli indagati, i quali non solo erano informati del superamento dei limiti tabellari riguardo gli inquinanti immessi nel Rio Pioppeto, ma anche delle cause dovute alla provenienza di reflui in entrata presso l’impianto in quantità tali da arrecare criticità alla funzionalità del depuratore. In una occasione, infatti, il depuratore si presentava colmo di melme e fanghi, la cui provenienza era dovuta, secondo gli stessi indagati, ad un’azienda che scarica i propri reflui nella rete consortile. In tale contesto si è registrata l’inerzia degli indagati sulle modalità necessarie per evitare che lo scarico dell’impianto inquinasse il fiume. Il Gip di Cassino ha così disposto non solo le misure cautelari personali citate, ma ha anche disposto il sequestro del depuratore consortile, affidando la gestione ad un amministratore giudiziario.

(LaPresse)

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