NAPOLI – Scartati i regali di Natale, i più piccoli non vedono l’ora di svegliarsi, giovedì mattina, e vedere penzolare la calza della Befana sui propri letti. A dire il vero, è un passione che non conosce età. Anche gli adulti aspettano con ansia dodici mesi per festeggiare l’Epifania così da rivivere le sensazioni provate da bimbi. Leggerezza, innocenza, il senso di attesa smarrito nella nostra epoca, tornano con prepotenza durante il periodo di festività natalizie, con gli addobbi ad illuminare e abbellire le case, con quell’atmosfera di felicità – è inutile negarlo – che sanno di amore e felicità. E sorge spontanea una domanda: rispettare la tradizione dell’Epifania senza tuttavia rinunciare al rispetto dell’ambiente si può? E’ possibile coniugare l’amore per l’ambiente e la voglia di regalarsi momenti di gioia senza voltare le spalle alla storia. Certo che è possibile. In passato molti si sono interrogati su ciò che è possibile fare per ridurre l’impatto ambientale causato dall’acquisto di prodotti, alimenti e articoli destinati alle ricorrenze come il Natale e l’Epifania. Tra questi, la calza della Befana è uno degli elementi su cui maggiormente si è concentrata l’attenzione. Effettivamente è possibile adottare soluzioni green. Ad esempio, chiunque può realizzare le calze (per bambini e adulti) impiegano vecchi calzini, carta da regalo utilizzata (anche a Natale) ma in buone condizioni, stoffa che già si possiede in casa, ma anche vecchi indumenti e maglioni. Oggetti dimenticati, insomma, da far rivivere per l’occasione. Basta essere attenti, meticolosi e amare sul serio il pianeta Terra. Nulla di così tanto difficile, in fondo. Ciò che si richiede è solo qualche ora di impegno. Basteranno forbici, colla, ago, filo (o adesivo per tessuti) e un po’ di creatività per dare vita a delle calze della befana green. Questa attività può inoltre essere svolta coinvolgendo i bambini. Ci si può divertire così da godersi le ultime ore di ‘libertà’ prima della ripresa del lavoro e della scuola. Per i bimbi sarà un’esperienza divertente ed educativa. Dentro alla calza si possono anche non mettere solo dolciumi: frutta di stagione, come mandarini e kiwi, ma anche frutta secca, datteri, mandorle e chi più ne ha più ne metta. Soprattutto per i più piccoli sono delle ottime alternative alla solita vagonata di cioccolatini e caramelle varie che resisteranno probabilmente fino a Pasqua e che faranno la gioia dei dentisti. Perché non far trovare, nella calza, un regalo utile? Un libro, delle penne colorate, matite e pennarelli per la scuola, quaderni, ma anche l’abbonamento alla rivista preferita o il biglietto per un’esperienza da fare insieme. In questi tempi così difficili e segnati dalla pandemia, trascorrere momenti di qualità con chi amiamo può essere il regalo più bello. Si diceva dell’amore provato dagli adulti per l’appuntamento con la calza. Per farli felici è possibile aggiungere anche qualche cadeaux fatto a mano come saponi, balsami per le labbra, creme idratanti e più in generale cosmetici realizzati con prodotti naturali. Coloro che non amano cimentarsi in questa tipologia di attività potranno sempre acquistare tali articoli presso i negozi specializzati nella vendita di prodotti sostenibili e zero waste. Questi rivenditori spesso dispongono anche di candele realizzate con prodotti naturali come la soia, articoli per la casa in legno, alimenti (dolci, caramelle, frutta secca, caffè, tisane, tè, marmellate e altri) e pertanto è possibile trovare tutto l’occorrente per riempire la calza della befana con piccoli pensierini green. E c’è un altro aspetto da non sottovalutare: quello del trasporto. Producendo regali homemade acquisteremo una di quelle calze già pronte e fatte in serie, magari provenienti dall’altra parte del mondo e trasportate in Italia con le conseguenze sull’ambiente che ben conosciamo. Per appendere le calze al camino potremo usare dei cordini realizzati intrecciando tra loro i fili di lana che abbiamo già usato per decorare la calza oppure un nastro recuperato dai regali di Natale: non si butta via niente e il risultato è un’ora di gioco con i bambini insegnando loro i principi della sostenibilità.
Le sue origini della Befana sono molto lontane, addirittura antecedenti all’introduzione della figura di un’anziana signora con una scopa e con abiti poveri. Il rito è concomitante con il solstizio d’inverno, a partire dal quale, le ore di luce aumentano progressivamente. E, proprio in questo periodo dell’anno, nell’antica Roma, pare fosse diffuso il ricorso alle calze. Numa Pompilio, uno dei sette re di Roma, sembra fosse solito appendere una calza all’interno di una caverna, tra il solstizio d’inverno e i primi giorni di gennaio. Secondo una leggenda popolare, infatti, una ninfa avrebbe potuto riempirla con i doni della natura. Nel Cristianesimo avvenne un sorta di rivisitazione dell’usanza pagana. Una leggenda ne fa risalire le origini al XII secolo, collegando la celebrazione al ruolo dei Re Magi e alla figura di una solitaria nonnina. Secondo la narrazione popolare, per raggiungere Gesù, i Re Magi chiesero indicazioni a un’anziana donna, che però si rifiutò di credere alla nascita del Salvatore. Dopo qualche giorno, la vecchietta si pentì e, per farsi perdonare, decise di passare casa per casa a portare dolci e regali ai bambini, nella speranza che uno di questi fosse Gesù.